Ognuno ha riportato la propria versione dei fatti, a tratti discordante rispetto alle altre. Lo zio del 22enne rimasto ucciso, accusato di tentato omicidio nei confronti di Giuseppe Paparo, ha negato di aver mai sferrato alcuna coltellata
Tutti gli articoli di Cronaca
PHOTO
Ricostruire quando è accaduto martedì mattina nel piazzale davanti al lido inclusivo OnTheBeach di Isola Capo Rizzuto, non è facile. La rissa che ha registrato un crescendo di violenza e culminata con la morte di un ragazzo di 22 anni, Filippo Verterame, e il ferimento di altre tre persone ha portato a cinque arresti e a un indagato a piede libero. Oggi si sono svolti gli interrogatori di garanzia delle cinque persone tratte in arresto, due tradotte in carcere e tre piantonate nell’ospedale di Crotone. Davanti al gip Assunta Palumbo hanno risposto tutti, ognuno ha fornito una propria versione dei fatti, a tratti discordante rispetto alle altre.
Attualmente ad essere accusato dell’omicidio del 22enne è Giuseppe Paparo, 29 anni, che deve rispondere, secondo le prime provvisorie accuse, di omicidio volontario, tentato omicidio, lesioni aggravate, rissa aggravata e porto di arma. Avrebbe sferrato un fendente alla gola di Filippo Verterame, con un coltello da cucina, in seguito a una rissa che sarebbe stata causata dal fatto che il ragazzo, giunto al lido con l’auto avrebbe sollevato molta polvere con la sua auto suscitando il fastidio di Paparo, che abita a fianco del lido, che lo avrebbe rimproverato.
Paparo è accusato anche di aver accoltellato lo zio di Filippo, Giuseppe Verterame, 57 anni, e il cugino Alessandro Bianco, 44 anni, anche loro finiti in ospedale.
Giuseppe Paparo, difeso dall’avvocato Domenico Magnolia, ha raccontato al gip di essere stato a sua volta vittima di aggressione, di essersi difeso riuscendo a sottrarre il coltello che gli altri avevano puntato contro di lui.
D’altro canto lo stesso Paparo è stato, in effetti, ferito a sua volta, tra le altre cose a un polmone. Per queste ferite deve rispondere di tentato omicidio Giuseppe Verterame il quale, secondo l’accusa, avrebbe ripetutamente colpito in direzione dell’addome e del torace Giuseppe Paparo. Davanti al giudice Verterame, difeso dagli avvocati Mario Lucente e Francesca Buonopane, ha negato ogni responsabilità affermando di non aver sferrato nessuna coltellata ma di essere giunto sul posto a litigio già in corso.
Al momento, c’è da specificare, che sul luogo della rissa sono stati trovati e sequestrati dai carabinieri un solo coltello e il bastone di una scopa. Giuseppe Verterame ha spiegato di essersi recato in macchina dopo la colluttazione per sistemare gli occhiali malmessi e di aver ricevuto, attraverso il finestrino, delle coltellate, dalle quali si è protetto con le braccia e perdendo così anche un pollice.
Si è difeso, affermando di essere intervenuto per dividere i litiganti, anche Alessandro Bianco, difeso dall’avvocato Tiziano Saporito. Bianco ha ricevuto una coltellata al braccio sinistro e un colpo in testa.
Stessa versione quella fornita da Francesco Paparo, 60 anni, e Antonio Paparo, 41 anni, rispettivamente zio e fratello di Giuseppe Paparo, difesi dall’avvocato Francesco Sacco. Hanno risposto al gip dicendo di essere intervenuti per sedare la rissa e Francesco Paparo, secondo le accuse, avrebbe ricevuto una coltellata da Giuseppe Verterame al braccio sinistro.
Queste le versioni degli indagati in tale, terribile vicenda. Ora i carabinieri della Compagnia di Crotone e della Tenenza di Isola Capo Rizzuto – ascoltando anche i racconti delle persone presenti – dovranno ricostruire l’esatta dinamica degli eventi. Sul posto non vi sono telecamere e pare che nessuno abbia ripreso l’accaduto con un cellulare.
Una triste vicenda quella che ha causato la morte di un giovane ragazzo vicino agli ultimi, ai più fragili, tanto da aver creato un lido accessibile anche ai disabili, agli anziani, alle persone con difficoltà. I suoi organi, cuore, polmoni, fegato, reni, pancreas e cornee, sono stati espiantati e daranno ora speranza a sette persone da Bari a Roma, da Palermo a Torino. Pur fedele al proprio mandato, e senza abdicare di un passo dal suo ruolo di difensore, questa tragica morte ha toccato nel profondo anche l’avvocato Magnolia: «Non doveva accadere – commenta –, sono famiglie distrutte».