«Il rispetto della legittimità è presupposto imprescindibile per la regolarità della spesa pubblica, la cui tutela è demandata dalla Costituzione alla Corte dei Conti. Le sentenze e le deliberazioni della Corte dei conti non sono certamente sottratte alla critica che, tuttavia, deve svolgersi in un contesto di rispetto per l'operato dei magistrati». È quanto si legge in una nota diffusa dalla Corte dei Conti, che ieri sera ha di fatti bocciato il progetto del Ponte sullo Stretto. I magistrati contabili, infatti, al termine di una lunga Camera di Consiglio hanno deciso di non concedere il visto di legittimità e la registrazione della delibera Cipess di agosto che aveva approvato il progetto definitivo dell'opera.

La Corte dei Conti tramite la Sezione di controllo di legittimità «si è espressa, nella giornata di ieri, su profili strettamente giuridici della delibera Cipess, relativa al Piano economico finanziario afferente alla realizzazione del Ponte sullo stretto, senza alcun tipo di valutazione sull'opportunità e sul merito dell'opera», si legge nella nota. 

Una decisione quella della Corte dei Conti che ha scatenato una pioggia di polemiche e anche di più o meno velate accuse nei confronti della Corte dei conti. Tra gli interventi di questo tenore anche quello della premier Meloni che ha parlato di «ennesimo atto di invasione della giurisdizione sulle scelte del Governo e del Parlamento. Sul piano tecnico – ha affermato la presidente del Consiglio –, i ministeri interessati e la Presidenza del Consiglio hanno fornito puntuale risposta a tutti i rilievi formulati per l'adunanza di oggi; per avere un'idea della capziosità, una delle censure ha riguardato l'avvenuta trasmissione di atti voluminosi con link, come se i giudici contabili ignorassero l'esistenza dei computer. La riforma costituzionale della giustizia e la riforma della Corte dei Conti, entrambe in discussione al Senato, prossime all'approvazione, rappresentano la risposta più adeguata a una intollerabile invadenza, che non fermerà l'azione di Governo, sostenuta dal Parlamento». Di «scelta politica» a proposito della decisione della Corte dei Conti aveva parlato anche Salvini.