Il direttore della Casa circondariale di Castrovillari commenta i 203 indennizzi per ingiusta detenzione da dieci milioni di euro che la Calabria è stata costretta a pagare nel solo 2025 e sottolinea la valenza dei corsi di formazione professionale: «Il 98% de detenuti che trova un’occupazione non commette un nuovo reato»
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«L’uomo non è il suo errore». Giuseppe Carrà, direttore della Casa circondariale di Castrovillari, cita le parole di don Tonino Bello - il sacerdote meridionale dichiarato Venerabile, che coniò l’espressione “La Chiesa del grembiule” - per sintetizzare il ruolo di riabilitazione sociale che l’articolo 27 della Costituzione attribuisce alla pena. Arghillà, Rossano, Castrovillari. Ovunque sia stato, il direttore Giuseppe Carrà si è sempre sforzato di mostrare il volto umano del carcere: «Il nostro compito è far capire ai detenuti che hanno sbagliato, ma possono diventare persone migliori».
Il report stilato dall’associazione Antigone al termine di un’ispezione compiuta nel 2024 offre una conoscenza approfondita della Casa circondariale di Castrovillari, intitolata alla memoria della “vigilatrice” Rosetta Sisca. Le condizioni strutturali dell’edificio vengono definite “complessivamente buone”. Nel carcere esiste una sezione dedicata alla detenzione femminile, composta da quindici celle; sei invece le sezioni destinate alla detenzione maschile. Il laboratorio teatrale, il cineforum e due biblioteche - il prestito dei libri è gestito da un detenuto e da una detenuta - compongono gli spazi comuni, che prevedono inoltre la presenza di aule utilizzate per l’istruzione scolastica: scuole medie, istituto alberghiero e tecnico industriale.
Lo scorso anno la Casa circondariale di Castrovillari ospitava 167 detenuti, rispetto alla capienza massima di 122 unità. Il settanta per cento della popolazione carceraria - pari a 117 persone - scontava una pena definitiva. I restanti invece risultavano reclusi in regime di custodia cautelare. A questo proposito, il direttore Giuseppe Carrà denuncia: «Durante la mia precedente professione da avvocato, ho maturato la convinzione che in Italia, ancora di più in Calabria, si ricorra all’arresto troppo facilmente. E, anche quando si capisce che gli indizi non ci sono, si fatichi poi a restituire la libertà».
Sfogliando il report dell’associazione Antigone si scopre che, nonostante la presenza di quaranta detenuti stranieri, la Casa circondariale di Castrovillari è priva di un mediatore culturale statale. Una grave lacuna colmata soltanto grazie al progetto “Integrando” che prevede l’impiego di un volontario. Nel 2024, si sono verificati dieci tentati suicidi e quaranta atti di autolesionismo. Nonostante la presenza di detenuti psichiatrici gravi, la Casa circondariale di Castrovillari è sprovvista della figura dello psichiatra: le visite specialistiche sono garantite dal Centro di salute mentale territoriale, che però interviene soltanto sporadicamente. Il SERD - Servizio per le dipendenze - non effettua accessi, a causa della mancanza di personale. Oltre ai medici che vi operano stabilmente, una volta al mese fanno il loro ingresso all’interno del carcere una ginecologa, un chirurgo, un oculista e un dermatologo.
La Casa circondariale di Castrovillari attribuisce una funzione centrale alla formazione lavorativa. Nel 2020 è nata una stretta sinergia tra l’istituto penitenziario “Rosetta Sisca” e alcune aziende del territorio che hanno offerto un impiego stabile ad alcuni ex detenuti. Lo scorso mese di novembre, trentasette detenuti hanno partecipato a corsi di formazione nei settori agricoltura, edilizia e movimento terra. Le detenute invece sono coinvolte nel laboratorio sartoriale “Filo dopo filo cucire il futuro” promosso dall’associazione Jole Santelli. Il direttore Giuseppe Carrà lascia che siano le statistiche a parlare: «Il 98% dei detenuti che trovano un’occupazione non torna a delinquere. Una nuova vita è possibile».

