Il priore provinciale degli Agostiniani del Midwest e storico amico di Papa Leone XIV: «Il pontefice prenderà a cuore la figura di Antonio, in molti lo paragonano alla figura di Carlo Acutis»
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Padre Anthony Pizzo, priore provinciale degli Agostiniani del Midwest, è la nuova guida spirituale della Fondazione Antonio Emanuele Augurusa di Filogaso, nel Vibonese. La cerimonia ufficiale di nomina si è tenuta a Chicago, nell’Illinois, alla presenza della comunità di fedeli, della delegazione dei Cavalieri dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro e dei confratelli agostiniani, con la consegna da parte di Francesco Augurusa, presidente della Fondazione Augurusa, della Lettera di nomina e del Programma di accompagnamento spirituale e progettuale. Il conferimento dell’incarico si è svolto nella suggestiva cornice del Santuario di Nostra Signora di Pompei, un luogo altamente simbolico per gli italo-americani di Chicago situato nel cuore della storica Little Italy. Lo stesso Padre Pizzo, figlio di madre campana e padre siciliano, è un fiero italo-americano che da anni guida per gli Agostiniani la parte medio-occidentale degli Stati Uniti, il Canada e il Perù settentrionale.
Una nomina che è stata accolta con calore e entusiasmo e che per i prossimi cinque anni porterà Padre Pizzo a seguire il percorso spirituale e di sviluppo internazionale della Fondazione. «Ringrazio il presidente Francesco Augurusa e la Fondazione per avermi scelto come compagno in questo cammino. La missione della Fondazione Augurusa riflette proprio i valori che abbiamo nell’Ordine Agostiniano, come la comunità, le relazioni, la ricerca della verità. La sua missione - che da oggi diventa “nostra” - potrà avere un grandissimo impatto, mi auguro con l’impegno collettivo di tanti di noi» ha affermato il priore provinciale durante la cerimonia. Il Presidente Augurusa si dice certo che «la guida di Padre Pizzo offrirà una nuova luce sul cammino che la Fondazione sta percorrendo per costruire un futuro migliore e dare vita alla Casa della Pace immaginata da mio fratello Antonio. Siamo onorati e profondamente grati a Padre Pizzo per aver accettato questo sacro servizio, abbracciando senza esitazioni la visione della Fondazione e facendo propria la storia e il messaggio di Antonio Emanuele, che è il vero motore di ogni nostra azione».
Storico amico di Papa Leone XIV sin dai tempi della formazione accademica alla Villanova University, Padre Pizzo è fermamente convinto che la storia di Antonio debba essere portata all’attenzione del Santo Padre. È certo che verrà ascoltata con attenzione e accolta prontamente perché, guardando a chi è il Santo Padre come uomo e come guida della Chiesa, non potrà restare indifferente di fronte a una figura in cui risuona con grande intensità la verità del Vangelo. Secondo il priore, Papa Leone XIV «prenderà a cuore la figura di Antonio Emanuele e ne ascolterà la forza del messaggio». Su questo giovane messaggero d’Amore e testimone di Pace, il Priore si esprime con fermezza: «Ho già sentito molte persone paragonare la figura di Antonio a quella di Carlo Acutis, un giovane che conduceva una vita all’apparenza ordinaria, ma che riusciva a lasciare un segno indelebile perché aveva scelto consapevolmente un cammino. Un cammino che lo vedeva coinvolto in modo profondo. Ritengo che Antonio abbia vissuto la sua esistenza allo stesso modo».
In una lunga e intima intervista che ha seguito la cerimonia di nomina, Francesco Augurusa e Padre Pizzo hanno condiviso con complicità pensieri e prospettive sulla visione della Casa della Pace della Fondazione Augurusa e sulla Città di Dio di Sant’Agostino. Nelle parole di Padre Pizzo la Casa della Pace si configura come una rivelazione al cuore dell’uomo moderno che ha perso la strada. «La Casa della Pace è una visione concreta di come possiamo vivere già ora il cammino verso la “Città di Dio” e che riporta la Pace, come pratica quotidiana non solo come concetto, al centro della nostra vita. Per questo abbiamo bisogno di storie come quella di Antonio. Sebbene la sua vita sia stata breve, questo giovane uomo continua, anche dopo la morte, ad avere un impatto tangibile sul nostro modo di pensare e sulla nostra visione di come dovrebbe essere la vita - non solo di com’è - offrendoci una direzione verso cui tendere». Prosegue Padre Pizzo: «Quando Sant’Agostino scrisse La Città di Dio, lo fece in un tempo di grande smarrimento per i primi Cristiani affinché potessero avere fiducia. Il punto centrale di questa splendida opera è che siamo costantemente in viaggio tra la città terrena o “Città dell’uomo” e quella celeste che ci attende. Quest’ultima però non è frutto della nostra immaginazione, non è soltanto una speranza, ma una verità che si concretizza quando ci mettiamo in cammino e intraprendiamo il passaggio da una città all’altra. Sant'Agostino ci ricorda che i nostri piedi sono piantati in due mondi, la città terrena e la città celeste, in una tensione necessaria e profonda verso qualcosa di più grande ed eterno. La Casa della Pace non è allora un’utopia, ma è il luogo dove la tensione tra i due mondi trova un ponte. E se la Città di Dio è ciò che ci attende, la Casa della Pace è ciò che possiamo costruire per arrivarci preparati, nel cuore e nello spirito. Costruire la Casa della Pace è ciò che ci porterà alla Città di Dio».

