La sua figura è stata inserita nella rassegna “Donne che hanno cambiato il mondo” organizzata a Simeri Crichi a cura dell’associazione Maria Madre della Redenzione
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Ha dedicato gran parte dei suoi 84 anni di vita a studiare il territorio calabrese del suo patrimonio di arte e di architettura: lei è Emilia Zinzi, mente nobile nata e defunta a Catanzaro, una vera autorità di respiro europeo, uno dei primi studiosi ad effettuare una profonda ricognizione dell'intera Calabria. Alle porte del capoluogo il suo nome è stato scelto nel ciclo di incontri sulle figure femminili, donne che hanno cambiato il mondo, proposto dall'Associazione di promozione sociale Maria Madre della Redenzione di Simeri Crichi.
Il parere dell’esperto


«Emilia Zinzi – si è spesa molto per il nostro territorio in una epoca in cui era particolarmente difficile fare tutela e fare ricerca – dice il professor Francesco Cuteri, archeologo e docente all’Accademia di Belle Arti –. Quindi intanto dobbiamo apprezzare il suo impegno, la sua ostinazione, la sua volontà di far sì che il nostro patrimonio fosse tutelato e poi anche questo ha fatto scaturire anche una consapevolezza diversa, un modo diverso di fare ricerca che ci ha lasciato in eredità. Quindi l'occhio attento alle cose che avvengono dal passato ma in tutte le manifestazioni, dalle più umili alle più complesse».
Spessore internazionale
Ma che aiuto ha dato la figura di Emilia Zinzi alla nobiltà dell'essere donna? «Emilia Zinzi ha avuto un riconoscimento internazionale, tra le grandi menti, quindi si è capito che il suo agire è stato fondamentale e importante con un metodo rigoroso. Le donne al suo tempo, nel tempo in cui lei agiva, non avevano grandi possibilità di fare ricerca, non potevano muoversi da sola. Lei è stata scambiata spesse volte per una prostituta perché andava in giro con la macchina, faceva le fotografie, però ha lasciato un'eredità immensa e oggi naturalmente è più semplice fare ricerca anche se le difficoltà permangono».
I giovani la apprezzano
Molto confortante che ci siano ancora tanti giovani a studiarla e a capirne la straordinaria portata culturale. «Si, vedere che qualcuno continua a fare delle tesi e che spesso si ricordino di lei è gratificante – conclude Cuteri – mi è capitato anche di recente a merito in un altro incontro, mi fa capire che è veramente ha seminato bene. Però attenzione dobbiamo mantenere questa lucina sempre sempre accesa».