Da oggi, in parallelo ai contributi chiesti ai giovani, LaC farà lo stesso con le donne per raccogliere impressione su come la politica consideri il loro apporto. La prima a offrirci un quadro della situazione è la sindaca di Gioia Tauro Simona Scarcella. 

Le donne nelle istituzioni, locali e nazionali, nella storia della nostra Repubblica, anche a non voler esaminare scientificamente i dati statistici che pure sono molto chiari, rappresentano ancora oggi il lato oscuro della luna. Esistono, operano ma restano invisibili.

Quando parlo di donne, e di donne e politica, e di donne e istituzioni, amo sempre definirle "Italiane". Io che nel 2024 ho tagliato il traguardo di primo sindaco donna della città di Gioia Tauro, oggi rappresento il lato scintillante della luna. Sono tuttavia consapevole che questo cammino di emancipazione, che è iniziato da secoli, ma che ancora si prospetta lungo e irto di ostacoli, soffra ancora oggi di una sorta di accettazione tacita a che il sesso femminile sia relegato ad una zona di "confine".
La questione dei numeri così risicati delle donne in politica è, a mio parere, profondamente dominata di applicazioni di carattere sociologico legate al concetto di appartenenza sessuale. Ancora oggi la donna candidata al consiglio regionale viene spesso considerata come il soggetto da "collegare" ad un voto principale rivolto ad un uomo, una figura secondaria, una soluzione alternativa che occupa un posto di secondo piano sul proscenio della carriera politica.

Non ho mai associato la mia attività politica ad un'istanza femminista. Questo perché ritengo che il desiderio di affermarsi sulla base della propria identità di genere sia sbagliato a prescindere. L'eguaglianza tra i generi non ci consente di aprire degli spazi, di lasciare ombre, di creare canali modellati su una differenza del ruolo pubblico maschile e femminile.
L'identità politica, la critica morale, la visione ideologica, tutti quegli elementi del dibattito politico che possono creare similitudine o al contrario contrapposizione tra gli attori del dibattito stesso, prescindono integralmente dall'appartenenza ad uno dei due sessi.

Allo stesso modo ritengo che sia indifferente l'appartenenza politica perché la storia ci racconta di grandi dirigenti politiche dell'organizzazione sia fasciste che partigiane, militanti nella democrazia Cristiana del partito comunista Italiano. Donne come Adele Faccio, carcerate a seguito della battaglia per l'approvazione della legge 194 che legalizza l'aborto. Altre donne come Gianna Beretta Molla, che scelse di morire per non abortire.
Ed allora qual è il vero freno alla piena e assoluta affermazione delle donne in politica.

Le ragioni sociologiche possono essere diverse e sono secoli che vengono studiate, analizzate e sviscerate in tutte le loro componenti. Io ho una mia idea personale.
Quella che molto spesso ci hanno convinto della impossibilità di svolgere a pieno ruoli diversi, come quello di madre o di moglie e allo stesso tempo quella di donne impegnata in un'attività istituzionale piena di responsabilità e di impegni. Hanno cercato di convincerci che il nostro ruolo doveva essere quello di accompagnatrici silenti delle attività dei nostri uomini.

La ragione per la quale le donne ancora oggi hanno un ruolo così minoritario negli scranni della politica e conseguenza diretta della scelta che molte donne hanno fatto di non percorrere un cammino di riscatto, di determinazione, di consapevolezza che non esiste un limite a quello che una donna può fare, e che svolgere un ruolo attivo, da italiana per il proprio paese, non significa togliere impegno e dedizione alla famiglia, ai figli, al proprio lavoro o alle proprie passioni.
Non siamo nate per fare solo qualcosa e non altro. Il mio auspicio è che tutte le donne lo capiscano e soprattutto lo vogliano, come io l'ho voluto con tutto il mio cuore.

*sindaca di Gioia Tauro