Sono una decina le famiglie che vivono gravi disservizi, al confine con il comune di San Pietro Apostolo. Il timore che movimenti della terra possano sottrarre la preziosa risorsa: «Il mio vicino viaggia con le taniche»
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Ci sono una decina di famiglie che vivono nel comune di Gimigliano prive dell’allaccio alla rete idrica. Non si tratta di un disservizio di natura temporanea ma una criticità segnalata da anni e ben presente alle amministrazioni locali. «Già mio nonno aveva cercato di risolverla ma non gli hanno mai dato ascolto» racconta Raffaela Mazza, 30 anni residente in contrada Manche, area rurale posta al confine tra i comuni di Gimigliano e San Pietro Apostolo.
La terza generazione
La terza generazione costretta a fare i conti con una realtà cristallizzata nel tempo, nella contrada le abitazioni non sono servite dalla rete idrica comunale ma l’acqua si attinge ai pozzi o alle sorgenti. «Da vent’anni vivo qui e l’acqua la prendiamo dalla sorgente» racconta Lucia Talarico, 52 anni. Il sistema è arcaico ma consente di soddisfare le elementari necessità di una famiglia. La sorgente è posta a circa 150 metri dall’abitazione, l’acqua viene attinta con i tubi che la convogliano in una cisterna per essere pompata attraverso l’autoclave e così finalmente sgorgare dai rubinetti di casa.
L’acqua alla sorgente
«Ho due pompe sempre in moto» racconta la donna. «Vivo in una casa a due piani e mi servono per raggiungere anche i piani superiori. Il problema lo abbiamo soprattutto d’estate quando la portata della sorgente si riduce e non abbiamo sufficiente acqua. Non ci basta. Ci sentiamo abbandonati» aggiunge Lucia. «Formalmente sono residente nel comune di Gimigliano ma per ogni necessità mi rivolgo a San Pietro Apostolo», il territorio confinante dove la 52enne trova le poste, il medico e ogni servizio di cui necessita.
Una querelle che si trascina da decenni, quella dell’annessione di tre contrade al comune di San Pietro Apostolo. I residenti di Colla, Manche e Bivio Zeta nel 2016 hanno promosso una iniziativa di natura popolare sostenuta dall’allora consigliere regionale Vincenzo Ciconte che poi confluì in una apposita proposta di legge. L’iniziativa legislativa benché posta più volte all’ordine del giorno della competente commissione non fu mai discussa e da allora è caduta in un cono d’ombra, insieme ai residenti delle tre contrade che continuano a vivere tra gravi disservizi.
Il pozzo in giardino
Raffaela si è sposata un anno e mezzo fa e vorrebbe mettere su famiglia. L’acqua la attinge dal pozzo nel giardino attraverso un sistema di pompaggio. «Quando d’inverno va via la luce restiamo senza energia elettrica e senza fornitura d’acqua» racconta. «Non disponiamo dell’allaccio comunale, siamo senza illuminazione pubblica, tanti servizi non li abbiamo. Anche il pozzo – spiega – è solo una soluzione provvisoria, se, ad esempio, si verificasse un movimento della terra perderemmo anche questa preziosa risorsa. Non è sicuro come l’allaccio alla rete idrica comunale».
Movimento della terra
È accaduto al vicino di casa che ha una officina, e adesso il timore si è insinuato nei residenti di tutta la contrada. «C’è stato un movimento della terra che ha spostato la falda e non ha più acqua nel pozzo» racconta Raffaela. «Ora fa dei viaggi con le taniche per riempire un serbatoio e poter lavorare. Siamo nel degrado, non si può continuare così. Anche l’illuminazione pubblica, abbiamo dovuto installare faretti altrimenti saremmo completamente al buio. Appelli ne abbiamo già fatti tanti, qui vengono il sindaco, il vicesindaco, fanno promesse ma poi non le mantengono mai».


