Crescita personale, ascolto e pedagogia teatrale: così l’istituzione scolastica può diventare un luogo di benessere per studenti e insegnanti
Tutti gli articoli di Attualità
PHOTO
La civiltà si fonda sulla cultura e la cultura si costruisce educando i giovani al senso della collettività e del benessere comune, pur rispettando le diversità economiche e sociali.
Si sta concludendo l’anno scolastico 2024/2025, eppure la scuola italiana continua a trovarsi di fronte a una delle sue sfide più complesse degli ultimi ottant’anni: il malessere emozionale. Fragilità che si rivelano spesso con atteggiamenti di silenzi, indifferenza, prepotenza, apatia, aggressività. Alla base: la mancanza di consapevolezza delle emozioni.
Negli ultimi vent’anni, psicologi, educatori e insegnanti avvertono un aumento significativo di condizioni di debolezza tra gli studenti, legate al rendimento scolastico ma principalmente alla sfera relazionale ed emotiva. Affanno, isolamento, difficoltà nel gestire le frustrazioni e nel comunicare con gli adulti sono solo alcune delle manifestazioni più frequenti.
Una recente indagine condotta dall’Osservatorio Nazionale Adolescenza, indica che oltre il 60% degli studenti tra i 12 e i 17 anni afferma di avere difficoltà nell’esprimere le proprie emozioni, mentre più del 40% afferma di sentirsi “non capito” né a scuola né a casa. Eppure, basterebbe introdurre momenti strutturati di educazione emotiva per cambiare la traiettoria.
Bisogna urgentemente applicare attività di pedagogia teatrale, obbligatoria per tutti, da svolgere in orario scolastico con specialisti del settore. Questo approccio è finalizzato all’aspetto educativo che utilizza il teatro come strumento per la crescita personale e lo sviluppo integrale dell'individuo.
Invece di concentrarsi sull'insegnamento di tecniche teatrali, si propone di favorire l'esperienza personale e la scoperta di sé, le proprie potenzialità e i propri limiti, attraverso attività espressive e comunicative. Non mira a formare attori, ma incoraggia la scoperta di sé, la fantasia, l'espressione, la sperimentazione e l'interazione. Tutto, in piena collaborazione con il corpo docenti che per primi necessitano di fiducia e sicurezza.
Un’ora sulle emozioni, in circle time, dialoghi guidati, incontri con esperti, rappresentano piccoli e fondamentali passi per rendere la scuola certamente un luogo di passaggio di conoscenze, ma anche uno spazio dove vivere con serenità e conoscendo se stessi giorno dopo giorno.
Uno studente deve discernere la tristezza, la frustrazione, l’essere litigioso e violento, soltanto così può avere occasioni importanti per abbattere le proprie ansie, i disagi e con le dovute attenzioni anche i propri disturbi. Nessun studente deve somatizzare o implodere emotivamente.
Tuttavia, la responsabilità di ciò che sta accadendo nella scuola italiana, non può essere delegata solo agli insegnanti. Famiglia, social media, gruppi sociali e sportivi sono ruoli fondamentali.
Nessun adulto può permettersi di immergere i giovani in un mondo di stimoli diseducativi, aspettative e modelli inarrivabili. Dobbiamo riflettere sull’educazione, dove genitori, docenti e adulti di riferimento agiscono insieme per creare contesti rispettosi.
Sfidare queste condizioni di vita dei giovani non è una moda educativa, ma una necessità sociale. Una società che ascolta, che supporta i giovani a dare voce ai propri stati d’animo, previene disagio e dispersione, per cittadini più consapevoli, relazioni più sane e una società più coesa. Occorre velocemente un mutamento fatto di valori, empatia e ascolto.