Film commission

I professionisti del cinema calabresi in rivolta: «Perché non hanno scelto qualcuno del settore?»

Non si placa la fiamma delle polemiche all'indomani della formalizzazione della nomina dello stilista Anton Giulio Grande a capo dell'ente. Ora parlano le associazioni dei lavoratori dell'audiovisivo

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di Alessia Principe
13 aprile 2022
21:33

I professionisti del cinema calabresi sono sul piede di guerra. La notizia che li riguarda molto da vicino ha scosso profondamente l’ambiente degli autori e delle maestranze che attendevano da mesi una decisione che ora sta facendo molto discutere. Quello che in molti si auspicano è che si arrivi al più presto a un bando (che dovrebbe essere già a buon punto) che porti alla nomina di un presidente vero e proprio.

Rete Cinema Calabria, che raccoglie molti professionisti del settore dell’audiovisivo, non nasconde le perplessità per la scelta del governatore Occhiuto.


«Il rischio è aumentare l’instabilità di un settore delicato e complesso»

«C’è grande stupore, a prescindere dallo specifico nome messo in campo, per l’ultima nomina in Calabria Film Commission – scrivono in una nota -. Anzitutto, perché ancora un commissario? È già evidente la costante discontinuità di indirizzo dell’operato dell’ente, che passa in pochi anni dalla promozione del cinema e dell’audiovisivo, a centro di produzione di lunga serialità, ad ufficio di valorizzazione turistica.

Si ritiene – continuano - che sia il tempo di iniziare un percorso non frammentato e chiaro per gli anni a venire, sotto una presidenza che conosca appieno sia le esigenze del settore, sempre in continua trasformazione, e dei suoi operatori economici, sia le peculiarità del territorio calabrese. Anche alla luce delle attuali complessità ed incertezze macro-economiche globali, è necessaria una visione politica ed operativa chiara e lungimirante».

«Chiediamo un confronto immediato»

Inoltre, perché non inserire una figura proveniente dal comparto, che non abbia necessità di conciliare il brevissimo termine del proprio mandato con l’esigenza di comprendere un settore che non è il suo proprio? Il rischio è che rimanga, quella attuale, una nomina inutile che trasmetterà instabilità non solo agli operatori locali, ma anche alle produzioni esterne che volessero in futuro scegliere la Calabria come luogo di produzione. Un ufficio che regola il cinema e l’audiovisivo regionale non può non avere al suo interno personalità di indiscussa esperienza in questo settore.

Si ritiene indispensabile, quindi, anche in ragione delle novità ultime che vogliono il cinema regionale compiere un percorso comune con il turismo (ben si comprende, sono due comparti con finalità non sempre coincidenti), che il nuovo commissario dia un segnale e indichi al più presto una consultazione generale tra la Film Commission e le associazioni, le società e i professionisti calabresi, per creare un momento di confronto, ma anche di chiarezza, su quello che sarà, a prescindere dalle differenti governance che potranno susseguirsi in futuro, l’operato a lungo termine di questo ente così strategico per il rilancio economico e culturale della regione.

Le parole dell’ex presidente: «Serviva una figura tecnica»

Anche l’ex presidente della Film Commission Giuseppe Citrigno, che nei mesi scorsi aveva dato la sua disponibilità a ricoprire l’incarico, non è convinto della scelta dello stilista. Lui era tra quelli che avevano partecipato all’avviso pubblicato a ottobre per rivestire la carica di presidente, avviso poi annullato perché nel frattempo lo statuto è stato cambiato e ha tolto poteri al presidente consegnandoli al direttore (amministrativo) Vigna (capo gabinetto e direttore dell’Ente).

«Anton Giulio Grande è un amico - dice Citrigno - è stato anche mio ospite qui a Cosenza. La sua bravura come stilista non si discute ma devo dire che questa scelta mi lascia dubbioso, lo avrei visto magari come consulente a latere ma non come commissario. In questo ruolo sarebbe stato preferibile affidarsi a una figura più tecnica e con esperienza. Dopo la fine della stagione Minoli, che per me non è stata positiva, ci voleva qualcuno con un solido background alle spalle ma del settore. In questi mesi, in qualche modo, con il direttore Vigna la macchina è riuscita a non fermarsi ma adesso dobbiamo un attimo capire che intenzioni ci sono».

Giornalista
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