Il presidente dell’ente riporta l’esperienza unitaria con gli altri due territori sulla scorta delle proprie vocazioni specifiche
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Solo il tempo dirà se è soltanto un fugace rigurgito, magari strumentale, o un vero sentimento di antica appartenenza: il ventilato rientro di alcuni comuni di confine (Serra S. Bruno, Brognaturo, Simbario e forse anche Spadola) dalla più giovane provincia di Vibo Valentia a quella originaria di Catanzaro, merita attente valutazioni.

E che non sia la solita bega di campanile, tipicamente italiana ad ogni latitudine, è comprovato plasticamente da un dato fondamentale: dal 3 novembre 2022, nel quadro di un processo nazionale di razionalizzazione, la Camera di Commercio di Catanzaro lavora di nuovo in fruttuosa unità con quelle di Crotone di Vibo-Valentia. Un'esperienza da tenere in ogni debita considerazione.

«In tempi non sospetti – ha dichiarato il presidente dell’ente camerale della Calabria Centrale Pietro Alfredo Falbo– noi abbiamo fuso le tre camere realizzando un unico grande contenitore al cui interno ci sono circa 70mila imprese. Io credo che ci sia necessità di applicare una riflessione per capire meglio quali sono i modi e i termini attraverso cui le province consorelle debbano dialogare tra loro, dialogare meglio per mettere nelle condizioni questo sistema socio-economico. Parlo sempre di sistema socio-economico perché il sistema della socialità, i rapporti sociali vanno di pari passo e forse sono prioritari rispetto a quelli economici ed anzi li incentivano. Quindi – ha concluso sul tema – bisogna capire cosa realmente possiamo fare tutti insieme. Catanzaro aveva un ruolo di cerniera, mentre le due province consorelle quella di Vibo una vocazione turistica e la provincia di Crotone una vocazione agroalimentare. Dobbiamo essere bravi a fare sintesi di queste esigenze di queste istanze».

