Radici che affondano in tremila anni, la lotta dei murales contro l’oblio nel centro storico, la banda musicale come il battito del cuore di un paese, lo spirito del Cleopatra: istantanee da un borgo che non si arrende allo spopolamento
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Provate ad immaginare un paese sospeso tra il cielo e il mare, dove il tempo sembra essersi fermato, ma il cuore batte ancora, forte, ostinato. Benvenuti a Pietrapaola, un angolo di Calabria, tra il Mare Ionio e la Sila Greca, che racconta una storia antica e moderna, di lotta e nostalgia, di pietre che parlano e di onde che cantano. È un luogo che vive in due dimensioni: il centro storico, un paese di pietra aggrappato alle colline, e quello alla Marina, un’esplosione di colori sulla costa ionica. Dodici chilometri li separano, ma è come se fossero due mondi che si contendono l’anima di questo paese.
Pietrapaola, come tanti altri paesi, è una storia di resistenza, di arte, di musica e di sapori che non si arrendono al tempo.
Radici profonde: tremila anni di storia
Pietrapaola non è un semplice paese. È un libro aperto, scritto tremila anni fa. Il suo nome, forse dal greco “Petra Polla” – molta pietra – racconta di un luogo nato tra le rocce, plasmato da Enotri, Greci, Romani, Bizantini. Le stradine del centro storico, strette e ripide, sono un labirinto di memorie: case di pietra che hanno visto generazioni di contadini, pescatori, artigiani. Qui, ogni angolo è un racconto: la chiesa di San Domenico, il palazzo baronale, i vicoli che odorano di passato. Ma Pietrapaola non è solo un museo di ricordi: è un paese che lotta per non essere dimenticato, che si reinventa con passione e creatività.
I murales di “Ricchizza”: la memoria che prende colore
Camminando per il centro storico, si respira un’aria di rinascita. I muri delle case, un tempo muti, oggi gridano vita grazie all’Associazione culturale “Ricchizza”, fondata nel 2017 da un gruppo di visionari, come Vincenzo De Vincenti, Pasquale Crescente, Vito Sorrenti che hanno deciso di combattere l’oblio con l’arte. I murales, realizzati da artisti come Claudio Chiaravalloti, trasformano Pietrapaola in una galleria a cielo aperto. Uno dei più suggestivi, sulla parete della famiglia Acri/Murrone, all’ingresso del paese, ritrae scene di vita contadina: donne che filano la lana, uomini che lavorano la terra, momenti di un’epoca che sembra lontana ma che qui respira ancora. Ogni murales è un atto di resistenza, un ponte tra passato e futuro, un invito a chi passa a fermarsi, guardare, ricordare. “Ricchizza”, con i suoi oltre 150 soci sparsi nel mondo, sta ridando voce a un borgo che non vuole tacere.
La banda musicale: il ritmo del cuore di Pietrapaola
E poi c’è la musica, il battito che tiene unita la comunità. La banda musicale di Pietrapaola è un’istituzione, un filo rosso che lega generazioni. Da decenni accompagna le processioni per San Domenico, il patrono, e le feste in Piazza Dema, un tempo Piazza dei dazi, riempiendo i vicoli di note che parlano di casa. È il suono della Calabria più autentica, quello che fa commuovere gli emigrati tornati per l’estate, quello che ricorda a tutti che Pietrapaola è più di un luogo: è un sentimento. Quando la banda suona, il paese si ferma, ascolta, si ritrova.
Cleopatra: il sogno svanito della costa
Scendiamo ora verso il mare, dove un altro mondo prende vita. Pietrapaola Marina è luce, colore, energia. Ma c’è un’eco che ancora risuona: quella della discoteca Cleopatra, un mito per chi ha vissuto gli anni d’oro della costa ionica. Negli anni ’70 e ’80, era il cuore pulsante della nightlife calabrese. Giovani da tutta la regione si riversavano qui, attratti dalle luci, dalla musica, dalla promessa di notti indimenticabili. Oggi, la Cleopatra è un ricordo, un rudere chiuso che vive solo nei racconti di chi c’era. Ma il suo spirito aleggia ancora, simbolo di una Marina che ha sempre saputo attrarre, sedurre, e, in parte, svuotare il centro storico.
Un paese diviso: la piaga dello spopolamento
Pietrapaola è un paese che si fa concorrenza da solo. Il centro storico, con le sue pietre cariche di storia, soffre una ferita profonda: lo spopolamento. Come tanti paesi del Sud, vede i suoi giovani andarsene, verso la Marina o verso città lontane, in cerca di opportunità. Le case si chiudono, i vicoli si svuotano, il silenzio diventa assordante. Dodici chilometri più in basso, la Marina brilla di vita: spiagge dorate, mare cristallino, locali che pulsano d’estate. È un magnete che attira turisti e residenti, ma che contribuisce a prosciugare il più antico. È una competizione interna, una lotta tra passato e futuro, tra radici e modernità. Eppure, c’è chi combatte per tenere vivo il centro storico. L’Associazione Ricchizza, con il suo lavoro instancabile e una comunità digitale che collega i pietrapaolesi sparsi nel mondo, è un faro di speranza in questa battaglia.
Pietrapaola Marina: il richiamo irresistibile del mare
La Marina è un altro mondo. È il blu intenso dello Ionio, il calore del sole sulla pelle, il verde delle colline che si specchiano nell’acqua. È un luogo che vive di turismo, di risate, di promesse estive. Ma è anche il simbolo di un cambiamento che ha spostato il baricentro di Pietrapaola, attirando abitanti e sogni lontano dal paese. La Marina è il volto moderno di questo luogo, ma senza il centro storico, Pietrapaola perderebbe la sua vera anima. È un equilibrio fragile, una danza tra due identità che devono imparare a convivere.
La spaghettata di mezzanotte: il ritorno degli emigrati
E poi arriva l’estate, quando Pietrapaola si riunisce, si abbraccia, si riscopre. Gli emigrati tornano da ogni angolo del pianeta – Svizzera, Germania, Canada, Argentina – portando con sé la nostalgia di casa. È in queste notti d’agosto che il paese si accende, che non dorme. Immaginate una lunga tavolata sotto un cielo trapunto di stelle, il profumo di una spaghettata aglio, olio e peperoncino che riempie l’aria. Sul tavolo, il vino Cirò, rosso, forte e sincero, prodotto a pochi chilometri da qui, scalda i cuori e scioglie le lingue. E poi i canti, quelli di una volta, intonati in dialetto, che parlano di amore, di fatica, di partenze e di ritorni. Sono momenti in cui il tempo si ferma, in cui lo spopolamento sembra solo un brutto sogno. In quelle notti, Pietrapaola è viva, unita, eterna.
Un paese che non si spegne
Pietrapaola è un paradosso, un luogo che soffre ma non si arrende. È un borgo che dipinge la sua storia sui muri, che suona la sua anima con la banda, che ricorda i fasti della Cleopatra e che si ritrova, ogni estate, attorno a un piatto di pasta e un bicchiere di vino. È un paese che vive tra due cuori: quello antico del centro storico, ferito ma fiero, e quello pulsante della Marina, pieno di promesse. Grazie alla passione dei suoi abitanti, ai canti degli emigrati, Pietrapaola è una storia che continua, un fuoco che non si spegne. Pietrapaola ci insegna che un paese vive finché c’è chi lo ama.
*Documentarista