La Corte d’Appello di Catanzaro – Abigail Mellace presidente, Paola Ciriaco, Barbara Saccà a latere – ha comminato 11 condanne (tra i 7 e 20 anni di reclusione) e due assoluzioni nel processo d’appello bis, proveniente dal rito abbreviato, del procedimento Stige istruito dalla Dda di Catanzaro contro affiliati e sodali della cosca Farao-Marincola di Cirò.

Sette sono le condanne rideterminate dalla Corte rispetto al primo processo d’appello e dopo l’annullamento con rinvio da parte della Corte di Cassazione.
A subire una rimodulazione della pena Francesco Basta, 7 anni e 6 mesi (9 anni e 6 mesi nel primo appello), ritenuto elemento della cellula dell’associazione “Farao-Marincola” in Germania;
Donato Gangale, 8 anni (9 anni e 4 mesi nel primo appello), elemento della compagine silana della cosca, agli ordini di Vincenzo Santoro per nella monopolizzazione degli appalti, pubblici e privati, per i tagli boschivi;
Giuseppe Giglio, 13 anni (14 anni nel primo appello), figlio del capo cosca di Strongoli Salvatore Giglio, agli ordini del padre per imporre il potere della cosca sul paese;
Luigi Rizzo, 8 anni (9 anni e 4 mesi nel primo appello), inserito nella consorteria Farao-Marincola col compito di imporre il monopolio della distribuzione di bevande nel territorio di San Giovanni in Fiore;
Francesco Salvato, 11 anni, 7 mesi e 10 giorni (13 anni e 5 mesi nel primo appello), elemento di spicco della consorteria si occupava della gestione logistica dei latitanti nell’altipiano Silano;
Vincenzo Santoro, 15 anni, 7 mesi e 10 giorni (16 anni e 11 mesi nel primo appello), ai vertici della cosca col compito di gestire tutti gli affari in Sila (gestione dei latitanti, monopoli degli appalti boschivi, suddivisione dei proventi illeciti);
Francesco Tallarico, 17 anni, un mese e 10 giorni (20 anni nel primo appello), elemento di spicco della cosca su Cirò, esecutore della politica criminale dei boss.

Confermati i 20 anni di reclusione per l’azionista della cosca, uomo fidato dei boss, anche per commettere omicidi, Giuseppe Spagnolo, al netto dell’assoluzione, per non aver commesso il fatto, da un’accusa di illecita concorrenza con minaccia o violenza nella quale si contemplava l’aver costretto ristoratori e albergatori di Cirò di avvalersi dei servizi di lavanderia forniti da lui e dai suoi sodali.

Confermati i 20 anni di reclusione nei confronti del boss Cataldo Marincola fondatore e promotore della consorteria Farao-Marincola, e gli 8 anni nei confronti di Aldo Marincola, accusato di controllare imprese di sodali a Parma a cui scongiura le pressioni estorsive di altre organizzazioni criminali.


Resta confermata anche la condanna a 4 anni e 8 mesi per Francesco Farao, collaboratore di giustizia – figlio del boss Giuseppe Farao – nei confronti del quale la Corte ha ordinato la revoca della misura di sicurezza della libertà vigilata.
Confermate anche le assoluzioni, appellate dall’accusa, nei confronti degli imprenditori dei lavorati per pizza Luigi Caputo e Amodio Caputo.