Al centro dello studio, pubblicato sul sito dell’Università Bocconi di Milano, l’ordinario originario di Mangone, in provincia di Cosenza. «Il nostro punto di partenza è semplice. Anche nella Chiesa, come in ogni organizzazione umana, le relazioni contano»
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Sono invisibili ma ci perseguitano. Quel procedimento sistematico di calcolo chiamato algoritmo viene utilizzato anche per anticipare i nostri gusti, cosa compreremo, dove andremo e – forse – cosa penseremo.
E così un algoritmo realizzato da un’equipe dell’Università Bocconi di Milano, è riuscito a “profetizzare” quale dei 133 cardinali sarebbe stato eletto poi Papa. A capo del progetto c’è Giuseppe Soda, ordinario di Economia, già direttore del Dipartimento di Thecnology and Management ed ex rettore della Scuola di Direzione Aziendale della Bocconi, originario di Mangone, in provincia di Cosenza.
La matematica, quindi, ha predetto l’elezione di Robert Francis Prevost – prima che ciò avvenisse – perché «se è lo Spirito Santo a ispirare l’ultima parola, la scelta del Papa resta anche un fatto umano, sociale, politico».
Ed allora su questa base i tre ricercatori hanno applicato i metodi delle analisi ed osservato il Vaticano come un ecosistema relazionale. L’obiettivo non era prevedere l’elezione di Prevost ma «comprendere quali strutture relazionali aumentano la probabilità che un cardinale emerga come figura papabile».
«Il nostro punto di partenza è semplice. Anche nella Chiesa, come in ogni organizzazione umana, le relazioni contano. Più un individuo è connesso, ascoltato e centrale nel flusso informativo, più è probabile che la sua figura diventi aggregante», ha spiegato Giuseppe Soda, che ha condotto lo studio con Alessandro Iorio e Leonardo Rizzo.
E così il team di ricerca ha ricostruito un modello multilivello del “Vatican network”, usando tre fonti principali: «I co-incarichi ufficiali (curie, dicasteri, commissioni, consigli, accademie): da questi dati emerge chi lavora con chi e in quali contesti istituzionali; le linee di consacrazione episcopale: ogni cardinale è stato ordinato da altri, e queste “genealogie spirituali” costruiscono legami forti di fedeltà e riconoscimento; Le relazioni informali: mappate attraverso fonti giornalistiche autorevoli, si tratta di affinità ideologiche, rapporti di mentorship e appartenenze a reti di patronato», riporta lo studio pubblicato.
Il risultato è emerso sovrapponendo i livelli e così il gruppo di ricercatori ha prodotto una vera e propria mappa sistemica del Collegio cardinalizio.
Tra l’altro, lo studio si definisce in tre criteri che determinano la “prominenza” di un cardinale all’interno della rete. E così hanno pesato lo “status” che premia i cardinali connessi a molti, ma soprattutto a quelli più influenti; il controllo informativo e la capacità di costruire coalizioni. L’ultimo dei fattori è l’età, tenendo conto dei papi eletti dal 1800 ad oggi.
Il team del professor Soda non ha voluto programmare un modello profetico, ma utile. «Non abbiamo la pretesa di predire l’esito del Conclave. Come diceva il grande statistico George Box: “Tutti i modelli sono sbagliati, ma alcuni sono utili.” Il nostro – spiega Giuseppe Soda sul sito della Bocconi – vuole essere uno strumento per leggere il contesto, non un oracolo».
E così «il prossimo Papa sarà il risultato di molte variabili: ispirazione spirituale, equilibri geopolitici, orientamento dottrinale, capacità diplomatica. Ma conoscere la struttura del potere ecclesiastico oggi è uno strumento prezioso per capire in che direzione potrebbe soffiare il vento che – è scritto ancora in un articolo che descrive lo studio sul portale dell’Università pubblicato prima della fumata bianca – porterà a costruire il consenso nel Conclave necessario a eleggere il successore di Papa Francesco». «L’elezione del Papa resta un processo intriso di sacralità che impone grande rispetto; la scienza, in questo caso quella dei network, può solo contribuire a migliorare la comprensione dei processi umani che lo accompagnano», ha concluso Giuseppe Soda.
L’esito
Secondo la scienza, insomma, i nomi forti del Conclave sono i seguenti, per ciascuna dimensione:
Top 5 per Status
- Robert Prevost (moderato, USA)
- Lazzaro You Heung-sik (soft liberal, Corea del Sud)
- Arthur Roche (liberale, Regno Unito)
- Jean-Marc Aveline (soft liberal, Francia)
- Claudio Gugerotti (soft liberal, Italia)
Top 5 per Controllo informativo
- Anders Arborelius (soft conservatore, Svezia)
- Pietro Parolin (liberale, Italia)
- Víctor Fernández (liberale, Argentina)
- Gérald Lacroix (moderato, Canada)
- Joseph Tobin (liberale, USA)
Top 5 per Capacità di coalizione
- Luis Antonio Tagle (soft liberal, Filippine)
- Ángel Fernández Artime (soft liberal, Spagna)
- Gérald Lacroix (moderato, Canada)
- Fridolin Besungu (soft conservatore, Congo)
- Sérgio da Rocha (soft liberal, Brasile)