Un’inchiesta sull’impegno della società civile e le richieste urgenti alla Regione per fermare una piaga sociale sempre più insidiosa. Intanto a luglio potrebbe essere sbloccato un “avviso” a sostegno delle associazioni antiusura e antiracket
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Il gioco d’azzardo patologico, noto anche con l’acronimo GAP, non è più solo un problema sanitario: è un dramma sociale, economico e culturale. E in Calabria, una delle regioni più vulnerabili a causa della fragilità economica e della scarsa rete di protezione sociale, c’è chi ha deciso di affrontarlo a viso aperto.
Parliamo della campagna “Mettiamoci in Gioco - Calabria”, coordinata da Roberto Gatto, che da anni promuove un lavoro instancabile di prevenzione, sensibilizzazione e denuncia. Proprio il 4 giugno, nel corso della “Giornata contro i rischi del gioco d’azzardo” organizzata dalla Commissione “Contro il fenomeno della 'ndrangheta, della corruzione e dell'illegalità diffusa” nel corso del suo intervento che raccontava le iniziative dalle associazioni impegnate nel contrasto al gioco d’azzardo, ha offerto alla platea i dati del gioco legale nella nostra regione, e quei dati parlano chiaro.
Solo in Calabria, nel 2024, sono stati spesi oltre 5,76 miliardi di euro in giochi d’azzardo. Una cifra impressionante, che supera abbondantemente il bilancio annuo di molti Comuni e che rappresenta un vero e proprio drenaggio di risorse dai consumi familiari e dalle piccole economie locali. Il dettaglio per provincia mostra un peso particolarmente elevato a Cosenza (oltre 2 miliardi di euro), seguita da Reggio Calabria (1,75 miliardi) e Catanzaro (1,06 miliardi), poi Vibo Valentia (474mila) e Crotone (470mila). A livello nazionale, il quadro non è meno allarmante: nel 2024 gli italiani hanno speso 157,4 miliardi di euro in giochi d’azzardo, con un incremento del 6,5% rispetto al 2023. Numeri che mostrano come il fenomeno sia tutt’altro che in regressione, spinto anche dalla crescita del gioco online, particolarmente pervasivo tra i giovani.
D’altra parte i dati offrono un altro spaccato della ludopatia che può sfuggire al controllo, e che difficilmente può essere monitorato. Infatti a ben vedere, le cifre della raccolta raddoppiano tra il cosiddetto “giocato fisico”, che in totale nelle cinque province fa segnare 1,7 miliardi di euro, e il “giocato telematico” che alla fine dei conti totalizza ben 4 miliardi di euro, spesso anche per i messaggi fuorvianti di facili guadagni e acquisti durante il gioco.
Dove finisce il gioco, inizia l’usura
Ma dietro le luci colorate delle slot e la promessa di una vincita facile si nasconde spesso un abisso. Il gioco d’azzardo illegale, che in particolare sfugge ad ogni verifica e ad ogni controllo, è quasi sempre nelle mani della criminalità organizzata. In Calabria – come nel resto d’Italia – le mafie usano le sale giochi come strumenti di riciclaggio, controllo del territorio e sfruttamento economico.
Ma non è tutto. Per molti, la dipendenza dal gioco non si ferma alla perdita di denaro: scivola lentamente nell’usura, dove la rovina economica diventa disperazione, minaccia, violenza. Decine di famiglie si ritrovano in silenzio a subire la pressione degli strozzini, incapaci di uscire dal tunnel in cui il gioco li ha trascinati.
Parlare di gioco d’azzardo non è più solo una questione morale o sanitaria. È una questione di legalità e sicurezza pubblica, che chiama in causa lo Stato, le istituzioni locali, la scuola, la società civile. Serve un argine forte, fatto di prevenzione, regole chiare, controlli efficaci, ma soprattutto dignità per le persone. Perché in questo “gioco”, chi perde non è solo chi gioca: perde tutta la comunità.
Le richieste alla Regione Calabria
Di fronte a questo scenario, la campagna “Mettiamoci in Gioco” ha presentato alla Regione Calabria una serie di richieste concrete e urgenti: Educazione al denaro e alla prevenzione, soprattutto nelle scuole, come previsto dalla legge regionale 9/2018 : applicazione uniforme delle restrizioni orarie per sale da gioco e slot machine, e trasparenza sui controlli effettuati e sulle sanzioni comminate; tutela dei fondi previsti dai Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) per il trattamento del GAP, messi a rischio dai tagli contenuti nella nuova finanziaria nazionale; Attuazione del logo “No Slot”, previsto dalla legge regionale ma mai realizzato, per premiare gli esercenti che scelgono di non installare slot machine.
In attesa di una legge nazionale
Da parte sua la Regione Calabria sta provando a dare una mano alle associazioni. Il Dipartimento Transizione digitale, all'interno del quale si trova il Settore legalità e sicurezza - attuazione della legge regionale 9/2018 Valorizzazione beni confiscati, agisce in via trasversale su questa tematica proprio per le implicazioni che può provocare il gioco d'azzardo patologico, col rischio di usura dietro l’angolo. Proprio la tutela delle vittime di usura, e anche del racket, è uno dei focus su cui la legge regionale 9 ha in qualche modo fondato la sua ratio legislativa. L’ingegnere Giuseppina Sette ha spiegato come il Settore su queste problematiche ritenga che sia importante prima di tutto la prevenzione, anche perché quando il “malato patologico” arriva al Serd (Servizi per le Dipendenze) arriva già quando si è toccato il classico punto di non ritorno.
«Noi invece dovremmo agire un attimo prima – ha aggiunto la Sette - rafforzando la rete della informazione e della formazione e su questo sicuramente le scuole e le famiglie giocano un ruolo strategico oltre che importante». Tuttavia il Settore ha sviluppato un avviso pubblico con le risorse del PR 21/27 proprio per sostenere le attività delle associazioni antiracket e antiusura che devono affiancare le vittime di questi due fenomeni direttamente collegati alla criminalità organizzata. Le associazioni in linea generale sarebbero anche sostenute o dovrebbero essere sostenute tramite la legge 9 con fondi di bilancio ma, ha sottolineato l’ingegnere Sette, i fondi di bilancio spesso non sono sufficienti e allora si è immaginato di investire risorse più consistenti proprio agendo su una azione specifica del PR 21/27. «Riteniamo che con questo avviso pubblico che dovrebbe partire spero per luglio – ha detto Sette - potremo dare un sostegno consistente a quella che è l'attività che questo tipo di associazioni già fa, affiancando le famiglie che si trovano poi a combattere con queste tipologie di problemi».
A fianco dell’impegno locale, la rete calabrese sostiene la richiesta di una legge quadro nazionale per regolamentare in modo organico l’offerta di gioco, vietare la pubblicità e rafforzare il ruolo dell’Osservatorio Nazionale GAP, oggi fermo. «Non vogliamo un’Italia proibizionista - affermano i promotori della Campagna - ma un Paese che scelga con coraggio di mettere al centro la dignità delle persone e il benessere delle comunità». In Calabria, dove povertà e solitudine amplificano i rischi del gioco compulsivo, questa battaglia vale doppio.