Il noto regista, nato a Milano da genitori calabresi, ha ricevuto il prestigioso riconoscimento nell’ambito della Summer school La critica cinematografica ospitata ad Otranto. È considerato un esempio emblematico di cinema che incontra la filosofia, il paesaggio e l’antropologia
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Michelangelo Frammartino, il regista milanese di origini calabrese, ha ricevuto un riconoscimento che ne sancisce l'importanza nel panorama della critica e della produzione audiovisiva nazionale. In occasione della chiusura della settima edizione della Summer School "La critica cinematografica" ad Otranto è stato premiato con il "Premio Fata Morgana Web 2025". L'evento, nei giorni scorsi, ha riunito studenti, critici e professionisti del settore per un approfondimento sulla pratica della critica cinematografica, con un focus su immagini, media e scrittura digitale. Organizzata dall'associazione culturale Fata Morgana, in collaborazione con il Comune di Otranto, il Dipartimento di Beni Culturali dell'Università del Salento e la Fondazione Apulia Film Commission, la Summer School è un'iniziativa finanziata dall'Unione Europea nell'ambito del progetto "D.i.a.r.y.: Digital and International Arts through Augmented Reality and Research for Young Students (Artists)", parte del Pnrr italiano.
Il premio
Il premio, conferito dalla prestigiosa rivista "Fata Morgana Web" – diretta da Roberto De Gaetano e fondata presso l'Università della Calabria – rappresenta un tributo all'opera di Frammartino come esempio emblematico di cinema che incontra la filosofia, il paesaggio e l’antropologia. "Fata Morgana Web" è una piattaforma digitale autorevole per la riflessione critica sul cinema, un punto di riferimento per l'analisi interdisciplinare, che ha ospitato contributi di figure come Jean-Pierre e Luc Dardenne, Georges Didi-Huberman e lo stesso Frammartino in conversazioni passate. De Gaetano, che ha insegnato cinema per diversi anni all’Unical prima di passare a La Sapienza, nel consegnare il riconoscimento, ha sottolineato come il lavoro del regista incarni "un respiro cinematografico che unisce l'umano al minerale, l'antico al contemporaneo", evocando temi cari alla rivista come natura, territorio e rito.
Il legame con la Calabria
Questa edizione della Summer School, con il suo programma seminariale gratuito e accessibile a giovani laureati e appassionati, ha posto l'accento su come la critica possa dialogare con la produzione, rendendo il premio a Frammartino un ponte ideale tra teoria e pratica. Nato a Milano nel 1968 da genitori originari di Caulonia, in Calabria, Frammartino ha sempre mantenuto un legame profondo con la terra delle sue radici familiari, un filo conduttore che permea l'intera sua filmografia. Dopo aver abbandonato gli studi di Architettura al Politecnico di Milano per dedicarsi al cinema – formandosi alla Civica Scuola di Cinema Luchino Visconti – il regista ha sviluppato uno stile unico, definito "slow cinema" dalla critica internazionale, caratterizzato da ritmi lenti, assenza di dialoghi, enfasi sui suoni naturali e un approccio contemplativo alla realtà. Influenzato dalla filosofia pitagorica e da maestri come Vittorio De Seta e Ermanno Olmi, Frammartino trasforma i paesaggi calabresi in protagonisti silenziosi, esplorando la ciclicità della vita e il rapporto antropologico tra uomo e natura. Questo legame con la Calabria è affettivo, ma anche produttivo. Molte delle sue opere principali sono state girate e prodotte interamente in Calabria valorizzando location remote e comunità rurali spesso ignorate dal mainstream.
Le opere
Tra i film che meglio esemplificano questo rapporto, spicca “Le quattro volte” (2010), un'opera poetica e sperimentale ambientata a Caulonia e Alessandria del Carretto. Diviso in quattro parti ispirate alle "quattro volte" della metempsicosi pitagorica – il passaggio dell'anima attraverso elementi umani, animali, vegetali e minerali – il film segue il ciclo vitale di un vecchio pastore, una capretta neonata, un albero secolare e una carbonaia. Girato in 35mm con un sonoro magistralmente registrato in presa diretta, “Le quattro volte” ha ricevuto il Nastro d'Argento speciale nel 2011, oltre a consensi unanimi da festival come Cannes (Quinzaine des Réalisateurs). Frammartino descrive il film come un omaggio alla Calabria rurale, "un organismo che respira", dove i riti antichi – come la processione della Passione o l'erezione dell'albero della cuccagna – si fondono con la natura incontaminata, dove gli alberi sussurrano storie millenarie, e il carbone evoca il lavoro manuale delle maestranze di questa terra, note al regista durante i suoi soggiorni estivi in famiglia.
Ancora più radicale è “Il buco” (2021), l'opera più recente e celebrata di Frammartino, che ha vinto il Premio Speciale della Giuria alla 78ª Mostra di Venezia e l'EFA Excellence Award for European Sound agli European Film Awards 2022. Ambientato nel 1961 sull'altopiano del Pollino, al confine tra Calabria e Basilicata, il film ricostruisce l'impresa speleologica che portò alla scoperta dell'Abisso del Bifurto, la seconda grotta più profonda al mondo. Parallelo al descenso degli speleologi nel buio sotterraneo – girato in 16mm con un approccio documentaristico – si intreccia la vita quotidiana di un pastore anziano (interpretato da Paolo Cossi) e della sua comunità, simbolo di un mondo rurale in rapporto col boom tecnologico. Prodotto interamente in Calabria con il supporto della Calabria Film Commission, Rai Cinema e partner internazionali come Coproduction Office, “Il buco” esplora il "divenire minerale" dell'umano, come nota la critica su "Fata Morgana Web": la roccia, i gesti silenziosi e i suoni amplificati creano un organismo vivo, dove la grotta rappresenta l'off-screen assoluto, un invisibile psicanalitico. Frammartino, che ha impiegato anni per le riprese in location impervie, ha dichiarato in interviste che la Calabria gli ha insegnato a "relazionarsi con lo spazio e il tempo", trasformando il Pollino in un paesaggio metafisico che dialoga con la modernità – basti pensare al riferimento a JFK in una vecchia rivista trovata nella grotta.
Il Premio Fata Morgana Web 2025 non solo onora questi capolavori, ma rafforza il dialogo tra Frammartino e la critica calabrese, incarnata dalla rivista diretta da De Gaetano. In un contesto dove il cinema italiano meridionale lotta per visibilità, riconoscimenti come questo evidenziano come la Calabria possa essere culla di un'arte contemplativa e universale. Frammartino rappresenta un ponte tra tradizione e innovazione. Con questo premio, la Summer School di Otranto – che ha visto la partecipazione di oltre 25 giovani critici – manda un messaggio chiaro: il futuro della critica cinematografica passa attraverso autori come lui, capaci di rendere visibile l'invisibile della nostra terra. Mentre attendiamo i prossimi progetti del regista, “Il buco” e “Le quattro volte” rimangono inviti a contemplare la Calabria non come periferia, ma come cuore pulsante del cinema mondiale.
*documentarista