Il Governo lancia il Programma nazionale di esplorazione mineraria: le nostre montagne tra i 14 siti prioritari in cui scavare per cercare i materiali per la transizione ecologica e digitale. Senza dimenticare l’ambiente
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C’è una nuova mappa del tesoro, e porta dritto nel cuore della Calabria. Tra i boschi antichi della Sila si cela una promessa per il futuro industriale dell’Italia. E no, non è leggenda ma geologia perché nascosto sotto le nostre montagne c’è un patrimonio preziosissimo: giacimenti di grafite, minerale cruciale per batterie, elettronica e tecnologie verdi, che lo Stato ha deciso di tornare a cercare dopo oltre trent’anni di oblio. Oltre trent’anni trascorsi dall’ultimo investimento pubblico nel settore.
E così proprio qui, nella nostra regione, il Programma nazionale di esplorazione mineraria (Pne) individua uno dei suoi snodi più promettenti. La notizia è riportata oggi su Repubblica.it, che dà conto di un progetto ambizioso, nato per rispondere alle direttive europee sulla sicurezza delle materie prime e accolto dal Governo italiano: la missione è spezzare la dipendenza da fornitori esteri, in primis la Cina, e riscoprire il potenziale nascosto del sottosuolo.
La Calabria tra i 14 progetti nazionali
Il Piano, redatto dall’Ispra – l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale – individua 14 progetti esplorativi prioritari. Tra questi, spicca proprio la Sila, dove si punta a ristudiare vecchi giacimenti di grafite alla luce di nuove tecnologie meno impattanti sull’ambiente. Parliamo di un minerale fondamentale per il futuro. Viene spontaneo pensare alle matite, ma la grafite è anche la spina dorsale delle batterie al litio, dei semiconduttori, degli impianti fotovoltaici. Un elemento chiave nel percorso di transizione ecologica e digitale.
Un tempo terra di miniere – con un’attività estrattiva che parte nella seconda metà dell’Ottocento e, a fasi alterne, prosegue per tutto il Novecento – oggi la Calabria può tornare protagonista. Ma in un modo diverso e adatto ai tempi, compatibile con le esigenze ambientali, paesaggistiche e sociali di un territorio delicato e spesso sottovalutato.
Lo dice chiaramente Maria Siclari, la direttrice generale di Ispra tra l’altro di origini calabresi: «Gestendo il Programma nazionale di esplorazione l’istituto si muoverà nel suo duplice ruolo di Servizio geologico d’Italia e di garante della tutela ambientale».
Obiettivo: riaprire 100 siti estrattivi
Il Pne, approvato dal Comitato interministeriale per la transizione ecologica, punta a riaprire 100 siti estrattivi strategici. In tutta Italia oggi ci sono già 94 concessioni minerarie attive, ma sono quasi tutte legate a settori tradizionali come l’edilizia e la ceramica. Ora si punta ad altro: litio, terre rare, boro, tungsteno, grafite. I minerali che servono per costruire auto elettriche, smartphone, tecnologie mediche e per la sicurezza militare. I minerali del presente e del futuro.
In tutto, saranno 400 gli specialisti coinvolti nel piano, con una dotazione iniziale di 3,5 milioni di euro e una roadmap che prevede i primi risultati entro il 30 giugno 2026.
L’Ispra ha inoltre individuato 12 depositi di rifiuti estrattivi con una capienza totale di 150 milioni di metri cubi. Per questo il finanziamento arriva dal Pnrr: 10 milioni di euro.
La promessa (e i timori) di un nuovo sviluppo
La Calabria, accanto a Sardegna, Piemonte e Campania, figura tra le regioni più interessanti dal punto di vista geologico. Ma la Sila, si sa, è interessante anche per molto altro. È Parco nazionale, dal 2014 riserva di biosfera Unesco. Un territorio bellissimo ma anche fragile, dove le nuove attività estrattive non possono non andare di pari passo alla tutela ambientale.
L’esplorazione mineraria può diventare opportunità. O rischio. Opportunità di sviluppo, occupazione qualificata, rientro dei cervelli. Ma anche rischio di nuovi conflitti tra interessi industriali e ambientali. Uno scontro che, nella nostra terra così come altrove, ha già fatto disastri e lasciato dietro di sé diverse vittime.
E mentre il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin promette «un’industria più sostenibile» grazie ai «minerali avanzati» e quello del Made in Italy Adolfo Urso vede già il superamento della dipendenza da carbone, resta una domanda: sapremo gestire questa nuova promessa di sviluppo senza cadere negli errori del passato?
In Calabria, un territorio che ha già visto i sogni trasformarsi in incubi, la risposta si gioca anche sulla capacità di trasformare il sottosuolo in una leva per il futuro. Non in un’ipoteca sull’ambiente.