Nelle sale del Consiglio Regionale della Calabria è andata in scena la prima edizione del Premio Corecom dedicato alle Minoranze Linguistiche, una giornata che ha trasformato un momento istituzionale in un grande atto d’amore verso la Calabria più autentica, quella che custodisce la forza di una lingua, di un gesto, di una memoria. Un evento che segna un nuovo passo nel percorso di valorizzazione culturale avviato lo scorso anno a Bova con “La Notte delle Stelle”, dove il Corecom e il network LaC avevano tracciato la rotta di una sinergia che oggi trova pieno compimento.

L’apertura ha avuto il respiro di una lectio civile. Nelle sale del Polo Culturale Mattia Preti del Consiglio Regionale, il direttore di LaC News24 Franco Laratta ha acceso il quadro culturale del progetto, legando libri, immagini e comunità: una cornice editoriale che ha orientato tutta la giornata. A seguire, due presentazioni editoriali, guidate con maestria dal giornalista LaC Francesco Graziano, hanno offerto la chiave di lettura del premio: Giuseppe Maccarrone con “Anche se drogato, era mio figlio” e Francesco Vilotta con “La ragazza dei Navigli. Alda Merini - Vita, opere e parole”. È stato il primo passaggio di un racconto che ha tenuto insieme letteratura, identità e linguaggi.

Il Corecom Calabria, guidato da Fulvio Scarpino, ha scelto di porre al centro non solo la tutela delle minoranze, ma la loro rinascita come motore identitario e strumento di sviluppo. E proprio Scarpino, nel suo intervento, ha evidenziato l’intento profondo dell’iniziativa: «Lo facciamo con una formula nuova, che unisce la cultura alla comunicazione, la tradizione ai linguaggi dei giovani. È una giornata che accende i riflettori su una parte fondamentale della nostra storia, proiettandola nel futuro». A orchestrare il dialogo della seconda sessione nella sala Federica Monteleone è stata Elisa Barresi, vicedirettrice de ilReggino.it, che ha condotto la tavola rotonda con ritmo giornalistico e misura, cucendo voci, territori e competenze.

Dalla Valle d’Aosta, la presidente del Corecom Elena Boschini ha portato la voce di un’Italia che tutela le proprie radici linguistiche e le riconosce come patrimonio comune: «In un mondo che tende ad appiattire, noi dobbiamo difendere le differenze, farle conoscere attraverso l’arte, la comunicazione, il linguaggio visivo. Solo così queste realtà potranno uscire dalla nicchia e parlare a tutti». Hanno preso posto nel confronto i vertici del Corecom Calabria - Mario Mazza, Pasquale Petrolo, Maurizio Priolo - e i rappresentanti delle comunità linguistiche: la Greca di Calabria (con Giuseppe Zindato, Domenico Rodà, Raffaele Rodà, Olimpia Nucera), la realtà arbëreshë di Caraffa (Francesca Curcio, Serena Notaro, Consuelo Fimiano, Caterina Ferragina, Roberto Lorusso), la valdese (Gabriella Sconosciuto, Fiorenzo Tundis) e l’occitana (Antonella Leta). Con loro, il Commissario della Fondazione Greci di Calabria Nino Spirlì, che ha dato una sterzata netta alla prospettiva: «Finalmente si guarda al presente, non solo al passato o al futuro. Questo evento dimostra che le sinergie si stanno costruendo davvero. Dobbiamo aiutare i giovani a credere nella propria terra, senza complessi di inferiorità. La Calabria ha tutto, nel raggio di pochi chilometri: bisogna solo accorgersene».

La dimensione accademica e educativa ha rafforzato il baricentro del premio. Il rettore dell’Università Mediterranea, Giuseppe Zimbalatti, ha ricordato con chiarezza la responsabilità civile di questa scelta: «Diceva De Mauro che una lingua che si perde è una biblioteca che brucia. Ecco perché la tutela delle minoranze linguistiche non è solo un gesto di memoria, ma un investimento sul futuro». Accanto all’ateneo, l’Accademia di Belle Arti di Reggio Calabria con il professor Marcello Francolini e i docenti Colloca, Negro, Scianò ha presentato le mattonelle artistiche destinate a Bova, mentre il Museo Rohlfs con Margherita Festa ha rilanciato la centralità del borgo come laboratorio di cultura viva: il Borgo della Filoxenia, progetto per il quale anche l’architetto Giovanni Malara ha offerto la visione del recupero come nuovo abitare. La scuola ha dato forma al testimone: Antonino Cama (Ufficio Scolastico Reggio Calabria), Antonella Leta (I.C. Guardia Piemontese), Marialuisa Lagani (I.S. Borgia) hanno raccontato progetti e percorsi, mettendo i ragazzi al centro del domani. E i Comuni hanno portato il senso della responsabilità territoriale: Gianfranco Marino (Bova), ha testimoniato una rete che si fa sistema, raccontando il “modello Bova” come fulcro di rigenerazione ed esempio virtuoso riconosciuto a livello internazionale. Presenti i sindaci Domenico Penna (Roccaforte del Greco), Pierpaolo Zavettieri (Roghudi) e la subcommissaria prefettizia di Condofuri Maria Laura Tortorella.

Il professore Aldo Maria Morace, tra gli italianisti più autorevoli viventi e già presidente della Fondazione Corrado Alvaro, ospite d’onore dell’evento, ha rimesso al centro la parola come destino: «Era ora che la Calabria valorizzasse questa straordinaria risorsa. Le nostre minoranze linguistiche sono un patrimonio da conoscere e vivere. Nessun’altra regione può vantare un tale intreccio di voci, suoni e identità». Parole che hanno anticipato il tempo dell’immagine: la proiezione de “La parola dei luoghi” con il regista Francesco Tricoli, il corto sulle donne firmato Andrea Laratta e il monologo “Ero Mia” tratto da Parole Femminili di Annalisa Insardà hanno trasformato l’aula in un teatro di segni, dove lingue, corpi e paesaggi hanno parlato la stessa lingua.

Il premio, articolato in più sezioni, ha consacrato tre opere di altissimo livello, tutte presentate dal network LaC, a testimonianza della qualità e dell’impegno del gruppo editoriale Diemmecom nel sostenere la cultura audiovisiva calabrese. Primo posto a “Gallicianò, il borgo che parla il greco antico” del regista Saverio Caracciolo, viaggio emozionale nel cuore della grecità calabrese. Secondo posto a “Essere Arbëreshë” di Mattia Renda, che esplora l’anima e la lingua della comunità albanese di Calabria. Terzo classificato “Ogni futuro apre la porta del passato” di Paolo Paparella, riflessione poetica sul dialogo fra memoria e contemporaneità. La giuria dei Corecom regionali - Elena Boschini, Roberto Bertolini, Vincenzo Cimino, Cesare Gariboldi, Judith Gögele - ha messo il sigillo istituzionale a una selezione che parla chiaro: identità, lingua, comunità sono il vero capitale.

A dare ulteriore prestigio alla cerimonia, i premi realizzati dal Maestro orafo Spadafora: non semplici trofei, ma opere d’arte. L’oro e l’argento come alfabeto, i simboli come morfemi, le superfici come pagine di un libro antico. Nelle mani di Spadafora, il metallo ha preso la forma della Calabria che resiste e riluce, unendo arte orafa e racconto civile in un unico segno. È il dettaglio che fa la differenza e che resterà - visibile, tangibile - nel tempo.

Una visione di futuro celebrata nel messaggio del presidente del gruppo editoriale Diemmecom e del network LaC, Domenico Maduli, che ha sintetizzato l’essenza del progetto guardando come sempre alla crescita del territorio. «La qualità dei calabresi eccelle in casa propria, con il network LaC in prima linea, senza ricorrere a forme di finanziamento opportunistiche e prive di merito. I calabresi sanno riconoscere il valore autentico». Un richiamo fiero e lucido che dà voce a un’idea di Calabria moderna e indipendente, capace di camminare con le proprie gambe e di esportare il meglio di sé. È anche il filo che lega Bova e la sua “Notte delle Stelle”, organizzata lo scorso autunno proprio dal Network LaC con la collaborazione del Corecom, a questa prima edizione: continuità, non episodicità.

L’atmosfera si è chiusa in modo conviviale con l’aperi-cena curato dallo chef Simonluca Barbieri, a suggellare un evento che è stato anche incontro, scambio, costruzione di legami.

Il Premio Corecom ha rappresentato la sintesi di un lavoro corale che ha unito istituzioni, università, scuola, arte e media, riscoprendo il valore della parola come strumento di comunità. Dalla cultura accademica alle voci dei borghi, fino all’energia dei giovani e al linguaggio dei nuovi media, la giornata ha restituito alla Calabria l’immagine di una terra che non attende riconoscimenti, ma li genera attraverso il talento e la collaborazione. E proprio in quella coralità, tra parole e gesti semplici, si è percepito il senso più profondo di questo progetto: una Calabria che si racconta da sé, che comunica attraverso la bellezza e la professionalità del suo network LaC, oggi protagonista di un nuovo linguaggio capace di unire radici e futuro.