Presidio in piazza Prefettura fino alle 19 di questa sera per spiegare i contenuti del testo che in primavera sarà sottoposto al giudizio degli italiani.
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Le 129 Camere penali italiane si mobilitano in vista del referendum sulla riforma della giustizia. Anche a Catanzaro si è scesi in piazza per illustrare i contenuti ai cittadini e sostenere le ragioni del sì. Da questa mattina e sino alle 19 di questa sera si svolgerà un presidio in piazza Prefettura organizzato dalla Camera penale “A. Cantafora”.
Il presidente, Francesco Iacopino, ha spiegato che «bisogna, a livello ordinamentale, far sì che chi accusa e chi giudica non condivida la stessa carriera perché a queste condizioni non si può realizzare il giusto processo, cioè l’equidistanza dal giudice dalle parti».
Secondo Iacopino, «gli effetti devastanti di questa mancanza di equidistanza si vede nei processi, in particolare nelle fasi iniziali quando l’appiattimento dei gip sulle tesi delle procure produce conseguenze devastanti in termini di provvedimenti privativi della libertà personale, intercettazioni, sequestri e proroghe delle indagini».
«Se non si ha un giudice davvero terzo, autonomo e indipendente – ha quindi aggiunto – non potremmo realizzare una giustizia giusta. Non è una riforma contro i magistrati ma di sistema per i cittadini, quanto più la giustizia è giusta tanto più la libertà del cittadino è al riparo da errori giudiziari».
Fondamentale per la Camera penale è soprattutto smontare un “falso” argomento, utilizzato dalla magistratura a sostegno del no al referendum, secondo cui il fine ultimo della riforma è l’assoggettamento della magistratura al potere esecutivo. «Questa è la peggiore bufala che si possa veicolare» ha evidenziato Iacopino. «Noi dobbiamo assumerci una grande responsabilità davanti ai cittadini ed essere intellettualmente onesti, non possiamo ingannare la gente».
«L’articolo 104 della riforma dice chiaramente che la magistratura requirente e giudicante sono e restano entrambe autonome e indipendenti da ogni altro potere dello Stato. La riforma ha mantenuto l’autonomia e l’indipendenza esterna dalla politica creando una separazione interna alla magistratura, tra chi giudica e chi accusa».

