Nel corso dell’intervista A tu per Tu, l’avvocato Fabio Federico, rappresentante del Comitato del Sì, ha ribadito la necessità di una profonda riforma della giustizia italiana, soffermandosi in particolare sul tema della separazione delle carriere tra magistratura giudicante e inquirente. Perché dovrebbero i cittadini votare sì? Questa è la domanda che introduce il confronto.
La risposta di Federico è netta: «Dovrebbero perché abbiamo una estrema esigenza in Italia di fare una riforma che è incompleta». L’avvocato ripercorre le tappe storiche del sistema giudiziario, ricordando come nel 1989 l’Italia abbia trasformato il processo penale «da inquisitorio ad accusatorio», puntando sulla terzietà del giudice. Un obiettivo che, secondo Federico, non si è mai pienamente realizzato.
«Questa terzietà non si è realizzata per una struttura della magistratura in un corpo unico, giudicante e inquirente in un solo CSM», spiega, sottolineando come proprio da qui nasca l’esigenza della separazione delle carriere.

Una proposta che il Governo ha messo sul tavolo e che prevede «un corpo giudicante con Csm dei giudicanti» e «un Csm per la parte degli inquirenti», con l’obiettivo di riequilibrare un sistema che nel tempo ha mostrato criticità.
Secondo Federico, questa riforma rappresenterebbe una garanzia in più per i cittadini: «Questo garantirà di più i cittadini perché avremo la certezza di avere un giudice effettivamente terzo», realizzando finalmente ciò che si auspicava già con la riforma del Codice di procedura penale e con la successiva modifica dell’articolo 111 della Costituzione sul giusto processo.
Nonostante questi interventi, conclude l’avvocato, «la giustizia italiana trova delle risposte ancora non soddisfacenti per i cittadini». Da qui la volontà del Comitato del Sì di informare e sensibilizzare l’opinione pubblica sulle motivazioni di una riforma che, a suo giudizio, non è più rinviabile.