La ministra per la Famiglia, la Natalità e le Pari Opportunità, Eugenia Maria Roccella, è sempre stata in forte tensione con il suo ruolo. Ha un passato radicale, per poi convertirsi al cattolicesimo più arretrato, conservatore. Il suo è un profilo ideologico rigido, incapace di comprendere la complessità del presente.

Di recente ha perso una grande occasione per tacere. Le sue parole sulle “gite ad Auschwitz” hanno dimostrato una superficialità sconvolgente, incapace di cogliere l’agghiacciante tensione emotiva e morale che quei luoghi trasmettono su chiunque vi faccia visita. Probabilmente la ministra non è mai stata ad Auschwitz, e se c’è stata era ammantata da pregiudizievole ideologia, o da totale mancanza di sensibilità storica e culturale.

Non deve avere respirato quell’aria pesante di cenere e orrore, non deve aver visto le migliaia di scarpe ammucchiate, le montagne di capelli, le tantissime valigie dei deportati con i nomi sbiaditi.

In quei luoghi, cara ministra, la retorica politica tace, le polemiche del presente scompaiono, ed emerge prepotente solo la vergogna dell’umanità.

Ogni anno migliaia di studenti italiani si recano in quei luoghi. Probabilmente vanno con lo spirito leggero dei ragazzi. E se anche tanti di loro partono pensando a una semplice gita, basta varcare quei cancelli per vedere i loro volti cambiare: si fanno seri, sconvolti, ammutoliti. Percepiscono l’orrore dell’olocausto, le urla delle vittime, bambini, donne e anziani cancellati dalla vita, e spesso quei ragazzi escono dai campi dí concentramento con le lacrime agli occhi.

Il suo intervento, cara ministra, in realtà ha una sua logica politica, si intreccia nella disputa quotidiana fra i due poli, prova ad assegnare responsabilità ad una parte, si immerge nella forte polemica del presente, nell’immane tragedia di Gaza, dove un popolo è sottoposto ad una nuova soluzione finale. Ed è chiaro dove lei voleva arrivare. Ma ha sbagliato tutto.