L’artista vive a Roma ma è originario della città dello Stretto. Nel format A tu per tu riafferma l’amore per la sua città: «È mia costante ispirazione e un giorno spero di tornare»
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«Mentre le parole uccidono. Amarle e farle nostre, forse oltre ciò che dicono. Tenerle calde in mano, salde e strette come un'arma. Perché in fondo è ciò che sono. Il mio suono: Reggio Calabria». Canta RC Confidential negli studi del Reggino.it, Francesco "Kento" Carlo, rapper e scrittore ospite della nuova puntata di A tu per tu. Reggino di origine ormai residente a Roma dagli anni Novanta, quando 18enne ha lasciato Spontone, piccolo borgo tra Catona e Bolano all'estrema periferia nord di Reggio, al confine con Villa San Giovanni, dove è cresciuto.
Per lui all'attivo seicento canzoni, 10 album, tre libri più altri in uscita e ancora in embargo, il recente singolo "Nostra Signora della Lacrime", ispirato alla sua esperienza a bordo della nave di soccorso Ocean Viking di Sos Mediterranee.Poi ancora i laboratori di Rap nelle carceri minorili, compreso l'Ipm di Catanzaro, e nelle comunità penali come la comunità ministeriale e Casa di Benedetta della sua Reggio Calabria. All'orizzonte anche lo spettacolo teatrale "La cella di Fronte". Debutterà il 4 novembre al teatro Oscar di Milano e il 5 novembre al teatro Dè Servi di Roma con l'auspicio di portarlo presto anche a Reggio. In questo e molto altro si concretizza la militanza della musica, e ancora prima della scrittura, di Kento.
«Io sono uno che scrive». Così ci racconta di definirsi. Scrive e la direzione di quella penna spesso volge a Sud come il suo sguardo, il suo cuore, il suo impegno.
«Erano gli anni 90 e io ero un ragazzino quando il rap, già arrivato in Italia, in qualche modo era arrivato anche in Calabria. Scoprii allora questo genere musicale pazzesco. Mi piacevano le parole, mi piaceva il ritmo, mi piacevano le rime e poi aveva questa aurea di alternativo e proibito che mi attirava molto.
Se non fossi partito e in questo momento non vivessi lontano Reggio, purtroppo sarebbe molto difficile fare quello che faccio. Quindi purtroppo fisicamente sono lontano ma sono sempre qui e cerco di supportare le realtà locali positive che ci sono. Io sono figlio, nipote e pronipote di persone che hanno lasciato la propria terra e che poi, per fortuna, sono tornati. Spero un giorno di poter tornare definitivamente a Reggio anche io. Ma non è ancora quel giorno».
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