Marco Marchese, 55 anni, e Riccardo Cristiano 47, vivono in una casa immersa nella natura nella campagna di Cleto, piccolo borgo che sovrasta la città di Amantea. La loro è un'unione che dura da 26 anni, che è anche un esempio di coraggio e di civiltà.

Marco e Riccardo, infatti, sono la prima coppia omoaffettiva di persone residenti ad essersi sposata in Calabria. Era il 2017 ed era da poco entrata in vigore la Legge Cirinnà, che regolamenta le unioni civili tra persone dello stesso sesso, riconoscendone diritti e doveri. Sfidando pregiudizi e ideologie omofobe, Marco e Riccardo hanno deciso di coronare il loro sogno d'amore a Nocera Terinese. Otto anni dopo il loro “sì”, noi siamo andati a trovarli nella loro casa per farci spiegare che cosa è cambiato negli ultimi dieci anni nella battaglia per i diritti delle persone omoaffettive e omosessuali.

Una vita normale

La coppia, attivista Lgbtqi+, ci accoglie nella loro casa, che odora di libri e carta stampata. Marco è un editore, titolare dell’azienda “Officine Editoriali da Cleto”, oltre che un assicuratore, Riccardo è impiegato alle Poste e nel tempo libero ha trovato il tempo di pubblicare quattro libri, tra cui Vi dichiaro uniti… e poi, che vanta la prefazione di Marco Cappato e una serie di premi e riconoscimenti, come la menzione speciale al premio letterario internazionale “Un libro amico per l’inverno”.
La loro vita di coppia non ha niente di diverso dalle altre: litigano per il disordine e a volte anche per le sciocchezze, poi fanno pace, dividono equamente i compiti, condividono gioie e dolori e inseguono i loro sogni. Oltre dieci anni fa hanno scelto il borgo di Cleto, che conta poco più di mille abitanti, per costruire il loro nido d’amore e si sono sentiti subito a casa. Qui non hanno mai subito discriminazioni. Mai, da nessuno, in nessuna occasione. «Cleto – dice il più grande dei due – è una comunità splendida e accogliente. Non era assolutamente scontato che la comunità accettasse una coppia dichiaratamente gay. Noi siamo stati trasparenti fin dal primo momento. Io sono convinto che se noi avessimo utilizzato delle formule strane, particolari, come, ad esempio, dire che viviamo nella stessa casa perché così ottimizziamo i costi dell'affitto o di altro, non saremmo stati credibili e avremmo suscitato curiosità».

Marco Marchese e Riccardo Cristiano si sono uniti civilmente nel 2017. Siamo andati a trovarli a Cleto, dove vivono

Da 26 anni insieme

Marco e Riccardo si sono conosciuto nel lontano 1999 su internet, all’interno di una chat tematica e al primo appuntamento è stato un colpo di fulmine. Da allora non si sono mai più lasciati e nel 2017 sono convolati a nozze. «Quel giorno – dice Riccardo – è stato bellissimo perché ho realizzato il sogno della mia vita, quello di poter sposare la persona che amo. Io lo definisco, il mio "grasso grosso matrimonio calabrese", quel giorno siamo stati circondati dall'amore delle nostre famiglie e dei nostri amici».

L’evoluzione degli ultimi dieci anni

Dal 2016, anno in cui è stata varata la Legge Cirinnà, ad oggi, che cosa è cambiato in Calabria sul fronte delle discriminazioni? «La Calabria è lo specchio dell'Italia – precisa Marco – non ci sono zone più evolute o meno evolute. Gli attacchi omofobi, la violenza nei confronti delle persone omosessuali si registrano da nord a sud in egual modo. Ma da allora qualcosa è davvero cambiato. Abbiamo abbandonato la cultura della tolleranza, che non è una cosa propriamente positiva, e siamo entrati nella cultura del rispetto, anche se, ovviamente, c’è ancora tanta strada da fare».

Le adozioni delle coppie omoaffettive

Marco e Riccardo sono favorevoli alle adozioni di bambini da parte delle coppie omogenitoriali, e forse – dice l’editore – lo è anche la società. Nonostante ciò, ancora la legge italiana non consente ancora tale pratica. Tra le contestazioni mosse da chi è contrario alle adozioni gay, c’è la teoria secondo cui un bambino cresciuto da due madri o due padri sia in qualche modo influenzato e quindi destinato all’omosessualità. Un discorso senza capo né coda, secondo la coppia di Cleto, che può essere facilmente smentito. «Le persone gay e lesbiche nascono da coppie eterosessuali – afferma Riccardo –. La sessualità è un fatto che ha a che vedere esclusivamente con la propria natura». Anzi, per dirlo in modo scientifico, l’omosessualità è «una variante naturale del comportamento umano». Lo ha dichiarato l’Oms, già nel 1993, smentendo categoricamente chi, fino a quel momento, considerava l'omosessualità addirittura come una malattia.

L’importanza del coming out

Il "coming out" è l’atto di rivelare volontariamente il proprio orientamento sessuale, un atto semplice che, però, spesso, è intriso di ansia e tensione, perché si teme la reazione di amici e famigliari. Ma è necessario. «Il coming out è sicuramente la strada giusta, su questo non c'è dubbio – dice Marco –. Chi teme conseguenze, deve farsi forza attraverso le associazioni del territorio. Eventualmente, in caso di problemi o di episodi di violenza, soprattutto in famiglia, si deve sistematicamente denunciare». Alle sue parole fanno eco quelle del marito e compagno di una vita. «Il Coming out è una seconda nascita, bisogna volersi bene». Perché nell’essere sé stessi non c’è nulla di sbaliato.

Il Gay Pride

Il "Gay Pride", letteralmente "orgoglio gay", è la manifestazione pubblica aperta a tutti, indipendentemente dal proprio genere o dalla propria identità sessuale, con cui la società civile scende nelle piazze per rivendicare uguali diritti per tutti. «Qualcuno ritiene che sia un evento superato – dice Riccardo – io invece credo che sia ancora oggi necessario». Perché se è vero che oggi alle persone omosessuali vengono riconosciuti tanti diritti, è altrettanto vero che i diritti sono una conquista e come vengono assegnati così possono essere negati. «Il prossimo Gay Pride è a Cosenza il 21 giugno. Vorrei invitare le persone a scendere in piazza – conclude – per dire che noi esistiamo e che le persone non devono mai essere discriminate».