La giunta comunale possibilista, e il primo cittadino calabrese provoca: «Tolga anche i certificati elettorali a tutti i cutresi residenti lì che da anni esprimono un consigliere, quasi sempre del Pd»
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Lontano oltre mille chilometri da Cutro c’è uno stradone di circa un chilometro che porta al centro della città di Reggio Emilia. Quella strada, inaugurata nel 2009, si chiama “Viale città di Cutro” a testimonianza della folta presenza di cutresi che emigrarono nella città della Bassa soprattutto negli anni del boom edilizio. Oggi i cutresi che vivono lì sono una comunità di circa 5000 persone.
Quella targa, però, è oggi al centro di roventi polemiche. È accaduto che nei giorni scorsi l’ex prefetto (in pensione dal 2020) Antonella De Miro abbia ricevuto la cittadinanza onoraria a Rubiera, paesino vicino Reggio. La De Miro (che è stata prefetto a Reggio Emilia dal 2009 al 2014) nel corso del suo intervento di ringraziamento ha fatto scoppiare il caso. «Mi turba vedere, arrivando a Reggio Emilia, la grande arteria di collegamento con il centro città intitolata tutt'oggi alla città di Cutro, nonostante il riferimento a Cutro evochi ai più la 'ndrangheta reggiana che pretendeva di comandare la città». Ma Reggio Emilia «è conosciuta in Italia e nel mondo per il grande contributo dato alla liberazione dal nazifascismo e alla costruzione della Repubblica democratica. È la terra dei sette fratelli Cervi che sono stati uccisi perché lottavano per la libertà». E allora, ha concluso De Miro, «sarebbe bello, la prossima volta che arriverò a Reggio Emilia, essere accolta dal viale intitolato a “Reggio Emilia città libera da tutte le mafie”».
Ovviamente le parole dell’ex prefetto hanno avuto una vasta eco. La De Miro a Reggio Emilia si è fatta molto apprezzare per il pugno di ferro utilizzato contro le cosche cutresi. Proprio lei ha infatti avviato la stagione delle interdittive antimafia nei confronti delle aziende riconducibili ai clan, colpendoli così direttamente nei loro interessi economici. Una serie di iniziative che sono state poi alla base del maxiprocesso Aemilia.
La giunta comunale emiliana si è detta possibilista rispetto la proposta lanciata dall’ex prefetto. «Nel rispetto dell’opinione espressa da De Miro – annuncia il Comune emiliano – la Giunta valuterà se e come accogliere la sua sollecitazione una volta ascoltate le reazioni dei cittadini. A tal fine la Giunta ha chiesto un parere al Comitato scientifico per la legalità».
Chi proprio non ci sta ad avallare l’equazione Cutro uguale mafia è l’attuale sindaco della cittadina crotonese, Antonio Ceraso. «Naturalmente io sono molto grato all’ex prefetto per aver scoperchiato la pentola delle infiltrazioni mafiose in Emilia. Io stesso ho detto molte volte che i cutresi sono emigrati in Emilia con la valigia di cartone e poi alcuni l’hanno scambiata con la valigetta 24 ore zeppa di fatture false. Detto questo la proposta non può trovarmi d’accordo perché i cutresi che vivono lì, come anche i miei concittadini, non sono tutti delinquenti per Dna. Sarebbe come dire cancelliamo via Palermo perché la mafia ha ucciso Falcone e Borsellino. Mi pare assurdo. Se proprio vogliamo cancellare quella toponomastica, allora dico all’amministrazione comunale di togliere anche i certificati elettorali a tutti i cutresi residenti, visto che hanno sempre espresso un consigliere comunale, quasi sempre del Pd».
In effetti la targa venne inaugurata dall’allora sindaco insieme a Graziano Delrio all’epoca ministro. Lo stesso Delrio è andato più volte a Cutro per testimoniare la vicinanza alla popolazione. «Voglio evitare ogni fraintendimento - continua il sindaco Ceraso - io sono quello che ha organizzato il 17 febbraio di due anni fa una manifestazione con oltre mille persone a Cutro a difesa di quegli imprenditori vessati dai clan. Mi sono anche costituito nel seguente processo parte civile come Comune. Un conto è parlare di ’ndrangheta nei salotti di Roma e Milano - rimarca, poi, il primo cittadino di Cutro -. Un altro è costituirsi contro i clan, qui a Cutro. Io ho sempre sostenuto che la ’ndrangheta vada combattuta e non mi sono mai tirato indietro. Se mi indicate quali sono i delinquenti da punire mi spendo in prima persona per farlo. Ma non si può fare di tutta l’erba un fascio. A Reggio Emilia ci sono cutresi di quarta/quinta generazione. Persone per bene, professionisti affermati che hanno contribuito allo sviluppo di quella città. Io sono il sindaco della Cutro per bene. Della Cutro degli scultori pittori, artisti di ogni genere. Di questi sono onorato di essere sindaco. Non dei Grande Aracri e dei Sarcone. Ferma restando la totale condanna a chi ha commesso atti delinquenziali togliere il nome mi sembra eccessivo».
In effetti non basta togliere una targa per spazzare via la pervasività delle cosche criminali. Pervasività presente non solo in Calabria, ma ormai in tutta Italia come dimostrano le tante inchiesta antimafia della Dda di Bologna ma anche di Milano.