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(foto da Annaviva.org) – Mosca, 7 ottobre del 2006: un corpo di donna raggiunto da quattro colpi di pistola, di cui uno alla testa, giace a terra davanti all’ascensore con ciò che resta di una busta della spesa. Anna stava rientrando a casa e, di lì a breve, avrebbe pubblicato un’altra inchiesta accurata e scomoda sul conflitto russo-ceceno. Il suo assassino è stato il primo di una lunga catena di crimini e impunità del regime di Putin.
Nata a New York, figlia due diplomatici sovietici di origine ucraina, Anna Stefanovna Politkovskaja (А́нна Степа́новна Политко́вская), aveva da poco compiuto 48 anni. Aveva iniziato il lavoro di cronista nel 1982 nel giornale Izvestija per poi proseguire, dal 1994 al 1999, come responsabile della Sezione Emergenze/Incidenti diretta da Egor Jakovlev. Dal 1999 era autorevole firma del quotidiano indipendente Novaja Gazeta di Mosca.
Coraggiose e puntuali le sue inchieste sulla guerra in Cecenia e sulle violenze dell’esercito russo, di cui riferiva proprio al suo caporedattore, scrittore e giornalista tra i più grandi oppositori di Vladimir Putin, Dmitry Muratov nel 2021 insignito del premio Nobel per la Pace, che dedicò all’indimenticata sua reporter. Il ruolo di unica testata russa libera, in grado di informare dove regnano corruzione, violenza e connivenza, conquistato da Novaja Gazeta si deve certamente al lavoro prezioso svolto da Anna Politkoskaja.
Il passo breve tra la guerra in Cecenia e quella in l’Ucraina
Denunciava con coraggio le sistematiche violazioni dei diritti umani commesse contro i civili dalle forze russe nella Cecenia. Lei raccontava ciò che vedeva e questo la rendeva pericolosa per un sistema di potere asservito a Putin e ai suoi oligarchi; un sistema tale che della guerra e della violazione dei diritti umani non è in grado di fare a meno; un sistema che abbraccia e sostiene, anche e soprattutto militarmente, le spinte indipendentiste rispetto a Stati altri e dalle quali può trarre un vantaggio, come accaduto nell’Ucraina Orientale nel Donbass represso dal governo ucraino, soffocando invece quelle verso il suo di Governo, come avvenuto nella guerra in Cecenia raccontata da Anna Politkovskaja.
Il suo omicidio è ancora drammaticamente emblematico. Oggi Anna avrebbe raccontato anche le nefandezze di questa guerra, frutto di un’altra lotta imbracciata dal governo russo di Putin per affermare la sua autorità in modo dispotico.
Una violenza che continua a inficiare la verità, che Anna Politkoskaja raccontava, e anche la giustizia.
Sergei Khadzhikurbanov, condannato a 20 anni di carcere nel 2014 per avere organizzato l’omicidio della reporter di Novaya Gazeta, è stato graziato dopo avere combattuto in Ucraina.
«Per noi questa grazia è un oltraggio alla memoria di una persona uccisa per avere fatto il suo dovere», hanno dichiarato Vera e Ilya, figli di Anna Politkovskaja.
Anna, voce libera come la verità
Una voce libera e forte come la verità di cui diveniva testimone diretta e irriducibile. Per questo fu necessario fermare per sempre le sue inchieste. Un delitto ancora oggi senza mandanti; un’impunità intollerabile come le violenze subite dalla popolazione cecena durante il conflitto con la Russia che lei raccontava. Un dramma, vicino nel tempo, da lei descritto con chiarezza, circospezione, responsabilità.
Il racconto di Anna Politkovskaja non lesinava dure critiche all’operato del presidente Vladimir Putin e le forti denunce circa le violazioni dei diritti mani in Cecenia: parole coraggiose e necessarie perché senza di esse nessuno avrebbe saputo.
Il tributo di AnnaViva a Milano
«Ricorrono, oggi, i 18 anni dalla morte di Anna Politkovskaja. L’associazione AnnaViva, nella cornice del Giardino Anna Stepanovna Politkovskaja di Milano, promuove alle ore 18 un momento di memoria in coincidenza con il giorno in cui la libertà di stampa è morta in Russia. Politkovskaja aveva raccontato la seconda guerra cecena e i soprusi dell’esercito russo: esecuzioni di massa, rapimenti, torture, stupri, commessi in nome della “lotta al terrorismo”. Oggi gli stessi crimini vengono commessi in nome della “lotta alla denazificazione” Anna Politkovskaja ci aveva avvertiti ma noi non abbiamo capito. “Loro” sì e l’hanno fatta tacere per sempre». È quanto dichiara in una nota AnnaViva, associazione impegnata a promuovere la libertà di stampa e la tutela dei diritti umani nell’Est Europa.