Nel cuore dell’Area Grecanica l’infanzia torna a respirare. Agor-Hub parte da qui, da un territorio che vive le distanze come ferite e prova a curarle attraverso il gioco, l’arte, il teatro e il circo sociale. Il progetto nasce per restituire spazio e voce ai bambini, per unire scuole, famiglie e istituzioni intorno a un’idea semplice: crescere insieme, senza lasciare indietro nessuno.

La sfida coinvolge due comuni, Roghudi e Montebello Jonico, e si spinge fino alle borgate di Fossato e Masella, dove la quotidianità pesa più che altrove e ogni gesto di comunità è un atto di resistenza. Il finanziamento arriva dal PNRR – Missione Inclusione e Coesione, ma la forza del progetto è tutta umana: la rete che lo sostiene è composta dalla Cooperativa Sociale Il Faro di Brindisi (capofila), da TenRock e Urbana Aps, insieme ai due Comuni e all’Istituto Comprensivo Montebello–Motta San Giovanni.

Durante la conferenza stampa, moderata dall’assistente sociale Antonella Surfaro, il tono è stato quello di chi sa di muoversi in un terreno fragile ma vivo. «Abbiamo bisogno di una rete più grande, che possa bastare ai bambini e alle bambine del territorio», ha detto Silvia Paradiso, responsabile del progetto, indicando la rotta di un percorso che punta a costruire relazioni stabili e spazi di fiducia. «Dobbiamo restituire ai ragazzi la possibilità di sognare e costruire strumenti di resilienza. L’arte è quella stanza sicura dove rifugiarsi quando la vita fa paura».

Santo Nicito, presidente di Urbana Aps, ha riportato il discorso all’essenza: «I bambini hanno smesso di incontrarsi, di creare relazioni vere. Quello che vogliamo fare è riportarli a giocare». Le sue parole hanno toccato un punto sensibile: il bisogno di tornare a un’infanzia condivisa, libera dal virtuale, fatta di scoperte e legami autentici.

Dal canto suo, Gabriele Cagnazzo, fondatore della cooperativa TenRock, ha portato la prospettiva del circo sociale, linguaggio del corpo e dell’equilibrio. «Nel circo si impara a fallire e a riprovare. Attraverso il movimento si riscopre la fiducia e la possibilità di guardarsi negli occhi». Ha raccontato il momento in cui un bambino, vedendo il padre salire su un attrezzo, gli ha sussurrato: «Papà, sei un eroe». L’immagine riassume l’obiettivo del progetto: rimettere in gioco gli adulti, perché l’educazione torni a essere condivisione, non delega.

Le istituzioni locali hanno colto subito la portata di questa sfida. Pierpaolo Zavettieri, sindaco di Roghudi, ha parlato di «una grande occasione di condivisione per potenziare la comunità educante dell’Area Grecanica». Ha ricordato le difficoltà di un territorio isolato e le nuove presenze migranti che lo popolano: «Dobbiamo essere pronti a includere chi arriva e chi resta. Solo così può nascere una nuova stagione per i nostri paesi. Roghudi e Montebello Jonico condividono fragilità simili: isolamento, spopolamento, difficoltà nel garantire servizi e spazi di socialità. Ma proprio da questi limiti può nascere un percorso diverso, capace di valorizzare le energie presenti e di coinvolgere chi ogni giorno sceglie di restare».

Accento condiviso dalla sindaca di Montebello Jonico, Maria Foti, che ha sottolineato il valore del coinvolgimento diffuso: «Montebello Jonico ha un tessuto esteso, con borgate come Fossato e Masella che meritano di sentirsi parte viva della comunità. Abbiamo anche la necessità di favorire l’integrazione delle famiglie migranti che arrivano qui, perché ogni nuova presenza è un’opportunità di rinascita. La scuola resta il punto fermo, ma serve un ponte tra istituzioni, educatori e cittadini per ridurre distanze e fragilità. Agor-Hub può diventare proprio questo ponte».

La dirigente scolastica Margherita Sergi ha aggiunto: «I protagonisti saranno i ragazzi, le loro famiglie e i docenti che li accompagneranno. Vogliamo mantenere il territorio vivo e a misura di bambino».

Le parole si sono intrecciate con i volti. La conferenza non è stata solo una presentazione, ma una restituzione collettiva. Paradiso ha insistito sul valore della semina: «Questo progetto deve lasciare segni, non fotografie». Un’idea concreta di sostenibilità sociale: formare giovani che un domani possano continuare il lavoro degli educatori, creare continuità, trasformare le attività in abitudini.

Nel finale, la voce si è fatta più ferma e commossa. Antonella Surfaro, che ha guidato l’incontro, ha voluto ricordare Domenico Petrulli, il ragazzo di 17 anni recentemente scomparso in un incidente. «Porteremo il suo sorriso con noi - ha detto -. Sarà il simbolo dei giovani che vogliamo proteggere e ascoltare. Agor-Hub avrà sempre nel cuore la sua storia».

Tra le vie di Roghudi, oggi, è tornata un’idea di futuro che non si esaurisce nei comunicati. Una Calabria che prova a ricucire i margini, mettendo in rete chi educa e chi cresce. Un paese che scommette sul gioco come gesto politico, sull’arte come terapia, sulla scuola come presidio. E su un verbo semplice, che vale più di qualunque piano strategico: restare.