La devozione continua a vivere e anche i luoghi meno noti offrono esperienze intime di spiritualità, rafforzano i legami tra le comunità e custodiscono riti che rischierebbero di perdersi. Il racconto di Giorgia
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Giorgia, giovane ragazza di Vallefiorita (CZ), si è unita al gruppo di pellegrini che il 26 settembre è partito dal campetto del suo paese verso il paesino di Cortale per celebrare i santi Cosma e Damiano. Per Giorgia, i pellegrinaggi sono importanti perché «frutto di un equilibrio perfetto tra sacro e profano, una fusione di tradizione, fede e devozione». Descrive i pellegrinaggi come un filo conduttore che tiene stretta tutta la sua infanzia: «Ogni anno, il pomeriggio del 6 settembre, mio padre partiva a piedi dal paese per raggiungere il santuario della Madonna delle Grazie a Torre di Ruggiero. Lo seguivo con lo sguardo e dentro di me cresceva il desiderio di fare anch’io quel cammino».
Con il tempo quel desiderio è diventato realtà. «Ricordo bene un giorno di terza media: con i compagni di scuola decidemmo – un po’ per scherzo, un po’ per sfida, ma anche per mantenere viva la tradizione – di partire in pellegrinaggio verso Cortale, per onorare i Santi Medici Cosma e Damiano. Nonostante il percorso fosse breve, l’esperienza fu intensa, fatta di risate, condivisione e della presenza delle nostre mamme, che camminavano con noi».
Sono gesti che, anche quando sembrano affievolirsi nel tempo, trovano sempre il modo di rinascere. «Oggi – racconta Giorgia – eccomi di nuovo in partenza, per Torre e per i Santi Medici di Cortale, con lo stesso spirito di allora».
L’importanza delle mete meno conosciute
Quando si parla di pellegrinaggi calabresi, vengono subito in mente luoghi celebri come Riace, meta di devozione popolare e noto centro di culto dei Santi Medici. Eppure, è importante sottolineare il valore di mete meno conosciute come Cortale.
Questi luoghi offrono ai pellegrini un’esperienza più intima e autentica, che rafforza l’identità delle comunità locali e custodisce riti che rischierebbero altrimenti di perdersi.
Partecipare a un pellegrinaggio in un piccolo centro come Cortale non è solo un atto di fede: è anche un gesto di appartenenza e di memoria, che tiene unite generazioni diverse e dà continuità alla storia collettiva. Senza contare il senso di spiritualità e meraviglia che deriva dallo stretto contatto con la natura, percorrendo strade che possono essere respirate, osservate nei dettagli, contemplate, e che abitualmente si danno per scontate in un fugace passaggio disattento.
Qualche cenno storico sui santi
Cosma e Damiano furono due fratelli gemelli, medici di professione, vissuti tra il III e il IV secolo d.C. La loro peculiarità era quella di curare gratuitamente i malati, guadagnandosi l’appellativo di Anàrgiri, cioè “senza denaro”. La loro vita univa la competenza professionale con la fede cristiana: guarivano i corpi e insieme annunciavano il Vangelo.

Furono martirizzati durante le persecuzioni di Diocleziano, ma la loro fama si diffuse subito in tutto il Mediterraneo. Già nel VI secolo a Roma venne loro dedicata una basilica, e ancora oggi sono venerati come patroni dei medici, dei chirurghi e dei farmacisti.
I miracoli e la devozione popolare
La tradizione popolare è ricca di racconti che alimentano la devozione verso i due santi. Tra i più celebri c’è il miracolo del trapianto della gamba: a un diacono malato di cancrena i santi sostituirono in sogno la gamba infetta con quella sana di un uomo appena deceduto. È un episodio che ha ispirato pittori, scultori e generazioni di fedeli, e che simboleggia la potenza della loro intercessione.
Molti altri miracoli raccontano di guarigioni improvvise, di protezione delle comunità rurali e di sostegno nei momenti di difficoltà. Non a caso, ancora oggi, i Santi Medici sono tra i più invocati nelle preghiere popolari.
Una fede che resiste
Racconti come quello di Giorgia testimoniano come i pellegrinaggi non siano solo un ricordo del passato, ma una tradizione viva, capace di rinnovarsi attraverso le nuove generazioni. Che sia verso destinazioni note come Riace o verso quelle più intime come Cortale, il pellegrinaggio resta un cammino di fede, di comunità e di memoria collettiva. E in ogni passo, dietro la fatica del cammino, c’è la forza di una storia che non smette di unire.