A Cosenza ospedale “chiuso” per lutto, la denuncia della mamma di un bimbo disabile

Il piccolo necessita di un check up medico che richiede la sedazione. La visita era fissata da mesi, ma all’ultimo momento è stata rimandata. L’episodio a margine della drammatica morte di un medico. La donna presenterà un esposto in Procura

di Redazione
9 gennaio 2021
12:16

La vicenda della drammatica morte di un medico dell’Annunziata di Cosenza si intreccia con un clamoroso disservizio denunciato con un post sui social da Rosita Terranova, nota alle cronache cittadine per le sue battaglie a difesa dei diritti dei disabili.

La visita mancata

Proprio ieri la donna era attesa al nosocomio bruzio per alcune visite da tempo prenotate, da svolgersi in sala operatoria «perché – spiega – essendo un bimbo affatto collaborativo, andava sedato». Nella mattinata precedente il piccolo di dieci anni aveva svolto le procedure di preospedalizzazione, ma all’appuntamento fissato per le 7,45 dell’8 gennaio ecco la cattiva sorpresa: «Arriviamo, con mille sacrifici, in perfetto orario e mi dicono: purtroppo, a causa della tragica morte di un nostro collega che si è tolto la vita ieri sera, oggi non si fa nulla. Si faccia sentire la prossima settimana così vi facciamo rivenire».


«Inaccettabile»

«Ora, fermo restando che sono io stessa addolorata per la morte di quel medico e per la sofferenza della sua famiglia – afferma Rosita Terranova - e sottolineando che tra i medici e gli anestesisti che dovevano visitare mio figlio non c'era quel povero dottore, mi chiedo: possono, in un ospedale pubblico, rifiutarsi di fare visite urgenti, fondamentali e, soprattutto programmate, ad un bambino che lotta ogni giorno perché vuole vivere poiché sono affranti per la morte di un loro collega? Possono, in un ospedale pubblico, timbrare un cartellino, prendersi quindi lo stipendio, ma non lavorare perché addolorati dalla dipartita di un collega? Ed io, che faccio di tutto per restare in vita nonostante la mia sia una vita colma di sofferenza e soprusi continui, posso accettare serenamente una risposta del genere? Ovviamente, no».

Il ricorso alla giustizia

«Ed anche stavolta – conclude – sarò costretta a pagare un avvocato per l'ennesimo diritto alla salute negato a mio figlio. Vale più la morte del collega o la vita di un bambino gravemente disabile e handicappato? La risposta è quella che mi è stata data in ospedale: signora, deve capire, è una situazione delicata... Certo, invece, quella di mio figlio no».

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