Lo scandalo

Appalti Anas truccati, l’imbarazzo di Salvini dopo l’arresto di Tommaso Verdini. Palazzo Chigi teme una bufera politica

Nelle carte dell’inchiesta della Procura di Roma anche il commissario straordinario per il completamento della Statale 106 Jonica. Avvicinato dagli indagati il sottosegretario leghista Freni, che nega ogni coinvolgimento

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di P. P. P.
29 dicembre 2023
09:20

Salvini è totalmente estraneo alle indagini che hanno portato all’arresto (la misura disposta è quella dei domiciliari) del “cognato” Tommaso Verdini. Tuttavia, stando ai rumors che rimbalzano da Roma (e che i media nazionali riportano oggi), a Palazzo Chigi è scattato il campanello d’allarme per l’ipotetica bufera politica che potrebbe sfiorare il ministro delle Infrastrutture. Per questioni di vicinanza familiare e tecnica. La prima è evidente: Verdini jr, primogenito di Denis, è fratello di Francesca, compagna di Salvini. La coppia non ha ovviamente alcuna colpa per i guai giudiziari di famiglia, ma la tensione attorno all’inner circle del ministro leghista aumenta.

Nell’inchiesta anche il commissario per la statale 106 Marco Simonini

Lo stesso può dirsi per il ministero governato dal leader del Carroccio, che, peraltro, tra i propri compiti ha proprio il controllo Anas. Un dato per tutti: nello scorso autunno proprio Salvini aveva firmato un decreto per dare al commissario straordinario della Superstrada Ss 106 Jonica, l’ex Ad di Anas Massimo Simonini, un potere di spesa di 3 miliardi in 15 anni. Secondo il Fatto Quotidiano l’inchiesta della Procura di Roma – forse una delle ultime che si potrà raccontare facendo ricorso a stralci dell’ordinanza di custodia cautelare – rivela che Simonini è indagato insieme a Tommaso Verdini. Rispetto alla posizione di Simonini, la richiesta del pm evidenzia che «le attività di indagine hanno consentito di accertare l’esistenza di accordi corruttivi tra soggetti apicali di Anas, l’ex ad di Anas (Massimo Simonini), i dirigenti (Petruzzelli, Veneri), il responsabile del settore gallerie, Luca Cedrone, con Tommaso Verdini, Denis Verdini e Fabio Pileri che, attraverso la società di consulenza Inver, patrocinano e sponsorizzano gruppi imprenditoriali interessati agli affidamenti banditi da Anas». Gli altri timori politici sono legati a ciò che non è ancora emerso dalle carte: i Palazzi romani temono l’uscita di nomi di esponenti di governo di primo piano nel reticolo di relazioni del figlio di Verdini.


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I reati contestati dai pm agli indagati

Di sicuro, per adesso, ci sono le accuse a Tommaso Verdini, rientrato dalla Svizzera, dove si trovava in vacanza, per la notifica dell’atto giudiziario. Corruzione e turbativa d’asta sono i reati contestati dai pm romani. Con Verdini jr altri quattro sono finiti ai domiciliari: Fabio Pileri, socio di minoranza di Tommaso nella società di consulenza Inver Srl, e gli imprenditori Antonio Veneziano, Stefano Chicchiani e Angelo Ciccotto. Interdittiva per 12 mesi dal pubblico ufficio invece per Paolo Veneri e Luca Cedrone rispettivamente, all’epoca dei fatti, dirigente e funzionario della Direzione Appalti e Acquisti di Anas.

Secondo i pm, Veneri e Cedrone avrebbero fornito a Pileri informazioni riservate sulle gare in corso di pubblicazione di Anas «per favorire gli imprenditori interessati alla gara legati alla Inver» (impresa di Verdini) e in cambio «accettavano la promessa di utilità da parte dei privati Tommaso Verdini, Fabio Pileri e Denis Verdini consistite nel loro intervento e raccomandazioni in sedi politiche ed istituzionali (tra gli altri presso Massimo Bruno, Chief Corporate Affair Officer di Ferrovie dello Stato, presso Diego Giacchetti, neo direttore delle risorse umane e gestione del personale di Anas) per la conferma in posizioni apicali di Anas o comunque la ricollocazione in ruoli apicali ben remunerati». Gli imprenditori, da parte loro, avrebbero pagato alla Inver consulenze che, però, per la Procura sarebbero fittizie. Favori in cambio di un posto al sole nelle aziende di Stato: un classico.

Nelle carte dell’indagine anche il sottosegretario leghista Freni

Nelle carte dell’indagine salta fuori anche il nome del sottosegretario al Mef Federico Freni, non indagato. I magistrati evidenziano che il sottosegretario sarebbe stato uno dei «rapporti privilegiati» che Verdini e Pileri utilizzavano. Nell’ordinanza si fa riferimento a una conversazione di Pileri nel corso della quale «conferma la presenza alla cena del 30 novembre 2021 al Pastation tra Massimo Simonini e Freni il quale “si è messo subito a disposizione”». Il 9 novembre 2021 è sempre Pileri che cita Freni, stavolta con Petruzzelli. Parlando di nomine ai vertici Anas, Pileri dice: «I segnali sono tutti positivi (…). Il Mef adesso sono stati fortunati… è entrato un amico, Freni, (…) è a conoscenza di tutto. Si è ritrovato con Franco che gli parlava di Anas e non era informatissimo e Freni gli ha detto “stai al tavolo con noi”… altrimenti lui non avrebbe la delega, lui ha altre deleghe però insomma sta al Mef quindi… ». In uno dei locali scelti da gruppo per gli incontri, il Pastation di Tommaso Verdini, il padre Denis avrebbe incontrato l’ex Anas Simonini e l’imprenditore Vito Bonsignore. A quei tavoli si sarebbe seduto anche Freni. Il fatto è che all’epoca Denis Verdini era sottoposto al regime degli arresti domiciliari. Non è un fatto nuovo, era già emerso a settembre e il sottosegretario leghista, che nega qualsiasi coinvolgimento, rispose che non sapeva nulla delle regole dei domiciliari di Verdini senior.

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