Armi da guerra nel solaio, arrestati madre e figlio in Aspromonte

Il blitz a Santa Cristina d’Aspromonte: i carabinieri hanno trovato un arsenale composto anche da armi in dotazione agli eserciti durante i conflitti mondiali. Il gip non ha convalidato la custodia cautelare in carcere per la donna

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di Redazione
25 luglio 2020
12:24
Le armi rinvenute nel Reggino
Le armi rinvenute nel Reggino

I carabinieri della Compagnia di Palmi (Reggio Calabria) e dello Squadrone Eliportato Cacciatori “Calabria” hanno arrestato Giuseppe Scarcella, 37 anni e la madre Anna Gallo, 60 anni perché trovati in possesso di numerose armi tra cui un mitragliatore militare da guerra, 3 fucili, 3 pistole e un totale di circa 220 munizioni di vario calibro.

Un arsenale nel solaio

Le armi, come da consolidata prassi in uso tra la criminalità operante nell’area aspromontana, vengono abitualmente occultati all’interno di fondi agricoli e abitazioni, per essere poi recuperati al momento del bisogno. Durante operazioni di controllo, dunque, sono stati sottoposti a perquisizione vari terreni ed abitazioni della zona, tra cui quella degli arrestati, proprietari di vari immobili. In uno di questi, in frazione Lubrichi di Santa Cristina d’Aspromonte, nascosto nel solaio, i militari hanno rinvenuto l’arsenale composto anche da armi solitamente in dotazione agli eserciti della prima e seconda guerra mondiale, in ottimo stato di conservazione e pronti all’uso, tanto che alcune avevano il caricatore pieno. Le armi e le munizioni, recuperati a seguito della mirata operazione coordinata dalla Compagnia Carabinieri di Palmi, sono stati sequestrati e custoditi in attesa degli ulteriori accertamenti del caso.


Scarcerarata la donna

Anna Gallo, come precisa il suo avvocato Domenico Putrino, è stata poi scarcerata nella stessa giornata, nonostante la richiesta di custodia cautelare in carcere avanzata dal pm. «Il gip  - continua il legale - ha convalidato solo la misura per il sig. Scarcella,  in attesa di accertamenti».
Inoltre, l'avvocato - con una nota stampa - sottolinea che il gip, durante la convalida, avrebbe stigmatizzato il fatto che le foto delle armi non fossero state allegate al fascicolo, circostanza che secondo il professionista avrebbe impedito alla difesa di verificare in che stato fossero.

 

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