Operazione Prisoners Tax, un bar come base operativa a San Sostene

L’indagine ha consentito non solo di accertare l’operatività del gruppo dedito all’attività di spaccio ma anche di individuare ruoli, dirigenti e organizzatori. Il potere direzionale era infatti nelle mani di Domenico, detto “Micu”, e Carmine Procopio, padre e figlio

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di Rossella  Galati
23 luglio 2019
15:41

Utilizzavano un bar come base operativa a San Sostene nel soveratese, “Il treno della Mezzanotte”, è lì che si tenevano gli incontri pure con esponenti di altre consorterie, o anche solo per stoccare lo stupefacente da smistare nelle singole piazze di spaccio. Un vero e proprio punto di ritrovo per gli appartenenti al sodalizio criminale dedito al traffico di droga ed estorsione sgominato alle prime luci dell’alba dai carabinieri della Compagnia di Soverato, supportati da quelli del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Catanzaro e dei Reparti territorialmente competenti, con la collaborazione dello Squadrone Eliportato Carabinieri Cacciatori, del Nucleo Cinofili e del Nucleo Elicotteri di Vibo Valentia, nell’ambito dell’operazione denominata Prisoner's Tax. La storica cosca Procopio – Mongiardo gestiva l’attività di spaccio tra i comuni di San Sostene, Davoli, Montepaone e Gasperina.

Le figure apicali

L’indagine, partita nel 2016, ha consentito non solo di accertare l’operatività del gruppo dedito all’attività di spaccio ma anche di individuare ruoli, dirigenti e organizzatori. Il potere direzionale era a tal proposito nelle mani di Domenico, detto “Micu”, e Carmine Procopio, padre e figlio, costantemente in contatto con soggetti riconducibili alle cosche Strangio di San Luca e Gallace di Guardavalle. Accanto ai Procopio anche Giuseppe Corapi. Era a loro che ci si rivolgeva per ogni decisione riguardante l’attività di approvvigionamento dello stupefacente, i prezzi di massima da praticare al dettaglio nonché per qualsiasi altra operazione di rilievo. Venticinque le persone raggiunte da un’ordinanza di custodia cautelare, 17 gli arresti, 8 obblighi di dimora, tra gli indagati anche 2 donne, sequestrati sette chili di droga che in alcuni casi veniva nascosta nella stanza dei figli minori di alcuni indagati. Gli inquirenti hanno inoltre accertato l’impiego di parte dei proventi illeciti per il sostentamento di detenuti per associazione di tipo mafioso. La conferma del modus operandi della cosca viene confermata dai riscontri ottenuti dalle riprese di un sistema di video sorveglianza installato in piazza Roma, a San Sostene, nei pressi dell’esercizio commerciale gestito dalla famiglia Procopio, in particolare da Maria Caterina, sorella di Carmine, e da Valentina Mongiardo, fidanzata dello stesso. E proprio il figlio del boss è chiamato a rispondere di ben 11 capi d’imputazione ricoprendo un ruolo direzionale nell’attività illecita ed esercitando pressioni sui suoi sodali affinchè si attivassero per il recupero dei crediti derivanti dall’attività di narcotraffico.


 

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