Si è espressa oggi la Corte di Cassazione che ha confermato l’assoluzione di Rosario Marcellino e la condanna di Domenico Bellocco e Giuseppe Consiglio. I difensori: «Accuse controverse»
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Diventa definitiva l’assoluzione dalle accuse di concorso esterno in associazione mafiosa e corruzione in atti giudiziari aggravata dalle modalità mafiose, per l’avvocato Armando Veneto, 89 anni, ex deputato e parlamentare europeo dell'Udeur. Sul caso cala il sigillo della prima sezione penale della Corte di Cassazione che ha dichiarato inammissibile il ricorso da parte della Procura generale di Catanzaro. Veneto, infatti, era stato assolto anche dalla Corte d’Appello, per non aver commesso il fatto, il primo marzo 2024 mentre era stato condannato in abbreviato a sei anni il 25 febbraio 2022.
Definitiva diventa l’assoluzione anche nei confronti di Rosario Marcellino. La Cassazione ha poi dichiarato inammissibili i ricorsi di Domenico Bellocco (condannato in via definitiva a 5 anni e 4 mesi) e Giuseppe Consiglio (4 anni e 8 mesi). Gli ermellini hanno rigettato anche il ricorso del collaboratore di giustizia Vincenzo Albanese (un anno e 8 mesi) che aveva chiesto il riconoscimento delle attenuanti generiche.
La vicenda
I fatti contestati all'avvocato Veneto, già presidente dell'Unione delle Camere penali italiane, risalgono al 2009 e si riferiscono alla presunta corruzione che, secondo l'accusa, sarebbe stata messa in atto nei confronti del giudice Giancarlo Giusti, all'epoca componente del Tribunale del riesame di Reggio Calabria, arrestato nel 2012 con l'accusa di corruzione aggravata dalle modalità mafiose nell'ambito di un'inchiesta della Dda di Milano sulla cosca di 'ndrangheta dei Lampada operante nel capoluogo lombardo. Il giudice si è suicidato il 15 marzo 2015 mentre si trovava ai domiciliari.
Giusti, nel 2009, annullò un'ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa a carico di Rocco e Domenico Bellocco, presunti appartenenti all'omonima cosca di 'ndrangheta, e di Rocco Gaetano Gallo, legato allo stesso gruppo criminale, coinvolti nell'operazione "Rosarno è nostra 2".
Su Giusti, secondo l'accusa, avrebbe influito l'avvocato Veneto, che avrebbe avuto un ascendente sul magistrato per presunti rapporti pregressi. Il giudice, in cambio della revoca del provvedimento restrittivo, per l'accusa avrebbe ricevuto un compenso di 120 mila euro da Rocco e Domenico Bellocco e da Rocco Gaetano Gallo.
«Cala il sipario»
Accuse che crollano definitivamente davanti alla Cassazione. Nel comunicare la notizia, i difensori Vincenzo Maiello, Beniamino Migliucci affermano: «Cala il sipario su una tra le più controverse accuse giudiziarie degli ultimi anni, che fin dal loro sorgere erano apparse contrarie ai fatti e avevano destato generale incredulità non solo nel mondo forense ma anche nei luoghi della politica e della società civile ove Armando Veneto ha ricoperto molte importanti cariche, sempre portando la competenza, l'umanità e la passione di una personalità illuminata». «Onore ai giudici di appello e di legittimità - proseguono Maiello e Migliucci - per aver riaffermato il primato delle ragioni del diritto e della ortodossa valutazione della prova, facendo vivere una giornata di festa allo stato di diritto». Nel corso del procedimento l’avvocato Veneto è stato difeso anche dalla figlia Clara Veneto e dall’avvocato Giuseppe Milicia.