Bimbo morto in piscina a Cosenza: «Non fu annegamento»

Per i periti della difesa il decesso del piccolo Giancarlo è stato causato da una miopericardite che avrebbe provocato l'arresto cardiaco
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di Salvatore Bruno
28 maggio 2018
19:17

Svolta a Cosenza nel processo per la morte del piccolo Giancarlo Esposito, deceduto il 2 luglio del 2014 al Kinder Garden della piscina olimpionica di Campagnano. Alla sbarra sono imputati Carmine Manna, legale rappresentante della società, e le educatrici Franca Manna, Luana Coscarello, Martina Gallo e Ilaria Bove.

Per i consulenti la causa del decesso è una miopericardite

In udienza sono stati ascoltati dal giudice Giovanni Garofalo i consulenti della difesa, Andrea Arcangeli e Luigi Strada: hanno dimostrato tecnicamente la causa del decesso «La morte del piccolo Esposito è riferibile ad una causa patologica naturale, una miopericardite - ha dichiarato il prof. Arcangeli - da cui il bambino è risultato affetto, che ha determinato la comparsa di una grave aritmia e che ha fatto sì che venisse colto da un malore improvviso mentre giocava nella piscina, causando in pochi istanti l’arresto cardiaco». I due consulenti inoltre hanno evidenziato come la causa del decesso non potesse essere l’annegamento perché mancavano una serie di evidenze, prima fra tutte l’assenza del fungo schiumoso, l’enfisema acuto nei polmoni e la mancanza di acqua nello stomaco. «Non si possono aspettare due o tre giorni per fare l’autopsia» sostengono Marcello Manna, Concetta Coscarella e Sabrina Rondinelli, legali di Carmine Manna. Inoltre, per il profssor Strada «la morte per annegamento è stata diagnosticata con la cartometria, un metodo del 1920 arcaico e non attendibile perché falsa i risultati se eseguiti dopo solo dodici ore».


La parte civile desiste dal processo

I due consulenti, rispondendo alle domande degli avvocati, hanno rimarcato la tempestività dei soccorsi e la qualità dell’intervento rispettando le linee guida sulla rianimazione cardiorespiratoria (Cpr) confermate anche dalle dichiarazioni precedentemente rese dai sanitari del 118. I difensori di parte civile, pur presenti all’udienza, non sono intervenuti perché hanno formalizzato la desistenza dal processo in quanto soddisfatti dal pagamento dell’assicurazione. 

Giornalista
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