Furia omicida

È calabrese il killer di 5 persone in Canada. In un folle video prima della strage: «Sono pronto a morire»

Francesco Villi, 73 anni, era emigrato da ragazzino da Vazzano, nel Vibonese. Domenica sera ha sparato in un condominio dell’Ontario compiendo una carneficina prima di essere ucciso dalla polizia. Ai social aveva affidato le sue ultime parole con una diretta farcita di invettive e minacce (ASCOLTA L'AUDIO)

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di Vincenzo Imperitura
20 dicembre 2022
08:17
Nel riquadro, Francesco Villi
Nel riquadro, Francesco Villi

«Loro sono degli assassini e mi stanno ammazzando a casa mia. Io sono pronto a morire, ma tutti lo devono sapere che loro sono dei super criminali». Ha lo sguardo perso nel vuoto Francesco Villi, l’uomo originario di Vazzano in provincia di Vibo, che domenica sera ha aperto il fuoco nel “Bellaria residence” di Vaughan, in Canada, uccidendo cinque persone e ferendone gravemente una sesta prima di finire a sua volta ucciso durante un conflitto a fuoco con la polizia federale.

La strage del condominio

Dalle prima ricostruzioni della polizia canadese, Villi avrebbe compiuto la strage da solo, cercando casa per casa i propri bersagli. Cinque morti (tre uomini e due donne, quasi tutti di origine italiana) scovati in tre appartamenti diversi a piani diversi della “colonna” B del condominio costruito in una zona residenziale a nord di Toronto, dove vive da sempre una delle comunità italiane più numerose in Ontario. Gli investigatori sono arrivati sul posto pochi minuti dopo la sparatoria, trovando «una  scena orrenda» nella palazzina. Trovato dalle forze dell’ordine ancora all’interno dello stabile, Villi è rimasto ucciso in seguito ad un conflitto a fuoco con gli agenti.


Il video              

Francesco Villi, 73 anni, era emigrato in Canada ancora minorenne, da Vazzano, in Calabria. Una vita normale, poi qualcosa probabilmente, si rompe. Ossessionato dalla religione, è convinto che il mondo sia abitato per «il 95% da demoni e solo per il 5% da esseri che seguono la luce». È lui stesso a raccontarlo in un video dai tratti deliranti registrato poche ore prima della strage e postato sulla sua pagina Facebook. «Da sette anni – racconta guardando il proprio smartphone riferendosi ai componenti del board del condominio con cui è in causa da tempo e che saranno obbiettivo della sua follia omicida – state distruggendo la mia vita. Ora volete portarmi in galera. State comprando i giudici della Suprema corte dell’Ontario, avete i soldi per poter manipolare tutto il sistema giudiziario. E lo fate solo per interessi, solo per soldi. Ma di quanti soldi avete bisogno in una vita? Di quante comodità?».

Nella lunga diretta, quasi 20 minuti di sproloqui, invettive, minacce e ossessioni frutto di una mente seriamente provata che nessuno è riuscito ad aiutare. Fino a domenica sera, quando Villi, la “giustizia” che andava invocando su internet, sarebbe andata a cercarsela da solo, armi in pugno. Da anni, raccontano i vicini ai media canadesi, Villi era in guerra con gli amministratori di condominio per via della vicinanza del locale tecnico della struttura all’appartamento al primo piano in cui si era trasferito. «Inquinamento elettromagnetico e acustico – si lamenta con voce monotona in video – sono anni che non dormo. La notte il mio letto trema e la mattina mi alzo come se avessi il Parkinson ma voi che siete dei ladri e degli imbroglioni avete comprato tutti i giudici, che hanno buttato nella spazzatura quintali di prove che avevo portato». Con il passare dei minuti le frasi di Villi diventano sempre più sconnesse, sempre più minacciose. «Io non posso cambiare il mondo, nessuno può. Solo Gesù può distruggerlo e ricostruirlo. E succederà presto». Sono quasi le tre del pomeriggio di domenica quando Villi finisce la diretta: è lui stesso a dirlo ripetendo il suo nome e il suo indirizzo alla telecamera, come a volere “firmare” quello che sta per succedere. Cinque ore dopo, alle otto della sera di una gelida domenica, Villi, che ha appena portato a termine la strage, sarà ucciso da un agente della polizia federale canadese. Resta da capire, come quell’anziano emigrato calabrese con serissimi problemi mentali, possa essersi procurato le armi.

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