Il recente omicidio di Pino Corallo, meccanico 59enne ucciso da sei colpi d’arma da fuoco, è l’ennesima ferita nell’anima dei cetraresi, una comunità che da 40 anni è costretta a fare i conti con i morti ammazzati in strada e la brutalità della delinquenza locale. Per questo, ieri sera, decine di cittadini si sono riuniti in piazza San Marco, a pochi passi dal lungomare, per dire no alla criminalità e ricordare tutte le vittime.

La manifestazione, intitolata “Andate in strada” l’ha organizzata don Loris Sbarra, parroco della chiesa San Marco Evangelista e guida spirituale di tanti giovani del posto, supportato dalle comunità territoriali e dalla sua diocesi. Il vescovo, monsignor Stefano Rega, ha rinunciato ai precedenti impegni per essere presente all'evento, portare parole di conforto e impartire la sua benedizione.

Rabbia e commozione

A rappresentare la neo costituita amministrazione comunale c’era Marco Occhiuzzi, vicesindaco designato della squadra di Giuseppe Aieta, il quale ha fatto sapere che la lotta alla criminalità occupa la cima delle priorità del programma politico. C’erano i parroci del territorio, le forze dell’ordine e anche il gruppo scout con la responsabile di zona, Maria Perrone. Carmine Quercia, del gruppo scout Cetraro 1 Arcobaleno, ha coordinato gli interventi, anche quelli di tanti bambini e ragazzi che hanno letto le frasi più celebri di chi ha combattuta la mafia faccia a faccia. Poi, in un silenzio assordante, Quercia ha letto i nomi delle vittime cetraresi della criminalità, padri e figli ammazzati in strada negli anni per un “regolamento di conti” o per uno “sgarro” che non è stato perdonato, uomini strappati alla vita per essere finiti sul sentiero sbagliato, uno di quelli da cui non si torna indietro, se non da morti. I cittadini si sono alzati in piedi ad applaudire, commossi e angosciati, per sottolineare quel sentimento di rabbia e impotenza che li pervade innanzi a un tragico fenomeno che qui, in questo pezzo di terra già martoriato, sembra non avere mai fine.

Le parole del vescovo

«Purtroppo assistiamo ancora a tanta violenza – ha detto monsignor Rega -, però noi attraverso questa benedizione, questo momento di riflessione, di confronto, di dialogo con le varie istituzioni, vogliamo far sì che questa ulteriore morte non sia vana, che magari possa veramente suscitare nella comunità una reazione a tutto ciò che è violenza, a tutto ciò che è male, specialmente per i nostri ragazzi e per i nostri giovani. Speriamo che questa morte - dice, riferendosi all'omicidio di Pino Corallo - possa portare magari dei frutti significativi. È stato citato don Peppe Diana, sacerdote che ho conosciuto personalmente. Vengo da quelle terre e so che lì la sua morte è riuscita a creare un riscatto per tanti giovani, per tante persone».

Città ferita, ma non rassegnata

Quella di Cetraro è una comunità profondamente stanca, provata, ma nemmeno l’ennesimo efferato delitto, perpetrato in pieno giorno, può portare alla rassegnazione. Ne è sicuro don Loris Sbarra. «Cetraro è un paese ferito, ma che non si piega - ha dichiarato -. C'è tanta forza, ci sono tante belle persone che ogni giorno dedicano la loro vita al bene comune, al bene di questa comunità, e noi siamo qui, soprattutto per spronare le coscienze a non chiudersi nella paura, ma ad alzare la testa e a proseguire sempre sulla via del bene».