Paure, minacce e umiliazioni: l’odissea di un imprenditore sotto scacco del clan

VIDEO | Finisce l’incubo per l’uomo costretto a subire da anni. In manette il capocosca Antonio Mancuso, 81 anni, e il nipote Alfonso Cicerone. Altre cinque persone sono indagate

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di Redazione
18 luglio 2019
12:02
Antonio Mancuso
Antonio Mancuso

Un’odissea di otto anni fatta di notti insonni, paure, minacce, umiliazioni. Ostaggio della logica ‘ndranghetista e “liberato” dai carabinieri. È finito all'alba di oggi con l'arresto dei suoi presunti aguzzini l'incubo di un imprenditore, finito in un vorticoso giro di usura ed estorsione. In manette sono finiti nella notte Antonio Mancuso, 81 anni, esponente dell’omonima famiglia ‘ndranghetista di Limbadi, e il nipote Alfonso Cicerone, 45 anni, anche lui residente a Nicotera, già noto alle forze dell’ordine. Altre cinque persone, tutte di Nicotera, risultano indagate a piede libero. La Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro diretta dal Procuratore Nicola Gratteri ha emesso il fermo nei confronti dei due indagati per i gravi indizi di colpevolezza emersi nel corso dell’indagine e per il pericolo di fuga. I 7 soggetti devono rispondere a vario titolo di usura ed estorsione in concorso aggravata dal metodo mafioso.

 


L’inchiesta, coordinata dal sostituto procuratore antimafia Antonio De Bernardo e condotta sul campo dai Carabinieri della Compagnia di Tropea, trae origine da un'attività investigativa iniziata nel maggio scorso con intercettazioni telefoniche e ambientali e pedinamenti.

L'incubo dell'imprenditore nasce esattamente otto anni fa. Maggio 2011: l’uomo acquista un immobile composto da due piani fuori terra a Nicotera per la cifra di 400mila euro. Metà dell’importo viene immediatamente consegnato mentre per la quota restante si stabilisce l’erogazione secondo dazioni periodiche senza termini temporali e quantitativi. Avvenuto il perfezionamento della compravendita e il pagamento della prima parte dell’importo, gli ex proprietari avrebbero iniziato ad avanzare in maniera sempre più minatoria e perentoria le richieste della consegna del denaro fino a rivolgersi ad esponenti vicino ad Antonio Mancuso per avere quanto pattuito e recuperare il credito. Le richieste si fanno sempre più pressanti fino a quando all’imprenditore non viene comunicato che Antonio Mancuso aveva rilevato il credito e che le erogazioni di denaro sarebbero avvenute in suo favore.

 

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