Un carico di frutta tropicale congelata arrivato dalla Colombia si è trasformato in un sequestro record di droga al porto di Genova. Dentro un container con 126 fusti di polpa di guayaba, mango, ananas, mora e limone, destinati a diventare succhi e marmellate, gli ispettori dell’Ufficio delle Dogane di Genova 1 hanno trovato cocaina nascosta sotto zero, con una tecnica mai vista prima in Italia.

La scoperta è arrivata durante un controllo a campione: in un bidoncino di polpa di guayaba, insieme alla granita tropicale, sono spuntati due chilogrammi di polvere bianca. Immediata la segnalazione alla Direzione distrettuale antimafia, che ha disposto il sequestro dell’intero container. Il sostituto procuratore Federico Manotti ha iscritto nel registro degli indagati il titolare della ditta di import-export che aveva ordinato la merce: un imprenditore di 35 anni, di origini reggine e residente a Ravenna.

L’uomo, difeso dall’avvocato Carlo Benini del Foro di Ravenna, si è detto sorpreso del ritrovamento, si è messo a disposizione degli investigatori ed è pronto a collaborare. È indagato per traffico internazionale di stupefacenti e, in via cautelativa, per commercio di alimenti adulterati, un capo d’imputazione ipotizzato solo per coprire la remota eventualità di una contaminazione accidentale della frutta, pericolosa per la salute pubblica.

Gli inquirenti, però, escludono l’ipotesi dell’incidente: «È assai improbabile che due chili di cocaina finiscano per sbaglio nella polpa di guayaba», sottolineano le fonti investigative. Ancora meno credibile che, su 126 bidoni, il controllo a campione abbia individuato proprio quello contaminato. La convinzione della Dda è che a organizzare il traffico sia stato un cartello di narcos sudamericano con una rete strutturata, in grado di spedire e recuperare cocaina congelata attraverso un processo chimico complesso. Estrarre la polvere bianca dai blocchi di frutta richiede chimici esperti e macchinari costosi, un’operazione che non lascia spazio all’improvvisazione.

Finora è stato analizzato solo il primo fusto, con una concentrazione di droga pari all’1,1% del peso. Se la stessa percentuale fosse confermata negli altri 125 bidoni, la cocaina arrivata a Genova su cargo partito da Barranquilla sfiorerebbe i 250 chili, per un valore superiore ai 50 milioni di euro.

Proprio la città di origine dell’indagato ha acceso il faro sugli eventuali legami con la ’ndrangheta. Al momento, però, non ci sono prove dirette di collegamenti tra la ditta di Ravenna e le cosche calabresi: si tratta di un’ipotesi investigativa che resta sullo sfondo. La Dda sentirà formalmente il trentacinquenne nelle prossime settimane, quando sarà conclusa l’analisi dell’intero carico. Se tra le 25 tonnellate di polpa tropicale dovessero emergere altre tracce di stupefacente, la posizione dell’uomo si aggraverebbe e potrebbe scattare una misura cautelare.

Il sequestro genovese si inserisce in una scia di operazioni di successo al porto di Genova. Negli ultimi mesi, gli ispettori doganali coordinati dalla direttrice Gloria Durand e i militari della Guardia di Finanza, guidati dal tenente colonnello Massimiliano Zechender e dal tenente Alessandro D’Agostino, hanno già intercettato mezzo tonnellata di cocaina in due distinte operazioni: parte della droga era nascosta tra gamberetti surgelati, l’altra davanti a scatolette di tonno provenienti da Guayaquil, in Ecuador.

La tecnica del nascondiglio sotto zero, invece, è una novità assoluta per l’Italia. L’unico precedente europeo risale a circa quattro anni fa in Spagna, quando la polizia iberica sequestrò 800 chili di cocaina mischiati a polpa di ananas congelata. Allora, il container era arrivato alle Canarie dal Brasile e, dopo il trasporto su gomma a Madrid, fu intercettato grazie alla soffiata di una fonte infiltrata nel cartello responsabile della spedizione.

A Genova, invece, il sequestro è il frutto di analisi mirate e controlli sistematici sui carichi in arrivo dal Sud e Centro America. E conferma che la rotta dei narcos verso l’Europa resta attivissima, con metodi di occultamento sempre più sofisticati. Ora, con 126 fusti da scongelare e analizzare, gli inquirenti attendono di capire se in quel container si nasconda davvero uno dei più grandi carichi di cocaina mai intercettati in Liguria.