Colpo di Stato in Sudan, musicista crotonese resta bloccato a Khartoum

Franco Eco era nella capitale per partecipare al Sama International Music Festival. Sui social, spiega di stare bene e di attendere indicazioni dalla Farnesina per il rimpatrio

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di Redazione
26 ottobre 2021
11:42

Un musicista crotonese, Franco Eco, è rimasto bloccato in Sudan, dopo il colpo di Stato avvenuto nella notte tra domenica e lunedì. Eco si trova nella capitale Khartoum, dove ha partecipato al Sama International Music Festival: il 23 ottobre con la rappresentazione dello spettacolo Dante Concert, mentre il 24 ottobre ha tenuto una masterclass sulla colonna sonora e il cinema italiano.

A darne notizia è stato lui stesso sui social: «Colpo di stato in Sudan. Hanno appena arrestato il primo ministro. Sono al sicuro e tranquillo. Khartoum è isolata. Mancano le comunicazioni. Si aspetta l’evoluzione della giornata» ha scritto ieri mattina presto.


In serata, una seconda comunicazione in cui fornisce anche una testimonianza di quanto accaduto: «Finalmente è ritornata la linea. Grazie amici per i messaggi di sostegno che mi state inviando. Questa mattina abbiamo suonato con gli artisti ospiti del Sama Music Festival per esorcizzare la paura mentre fuori si sentivano colpi di fucile. Anche loro bloccati come me, qui: senegalesi, ugandesi, etiopi, francesi, tedeschi, libanesi… tutti insieme a suonare e cantare in una bellezza indescrivibile e fuggevole come la musica. Sembrava di vivere uno di quei racconti dei nostri nonni durante la guerra. La linea resta precaria e intermittente».

Eco, che si trova in un albergo della capitale insieme ad altri italiani, non sa quando potrà rientrare: «L’aeroporto di Khartoum è chiuso e non si sa per quanto tempo ancora. Il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e l’Ambasciata Italiana sono costantemente in contatto con me nell’attesa di farmi rimpatriare in Italia. L’impressione è che sia scoppiata l’ennesima guerra civile» scrive ancora.

L’artista crotonese non è pentito di essere partito: «Quando sono stato chiamato dall’ambasciata per venire qui in Sudan conoscevo benissimo i rischi a cui andavo incontro. Se lo rifarei ancora? Certo! Per altre mille volte ancora. Perché non è stata la prima e non sarà l’ultima volta. Perché credo che la cultura possa cambiare le persone e ispirarle per un mondo migliore. La storia insegna questo. Dopo il Dante Concert e la masterclass sulla colonna sonora tanti di quei ragazzi del pubblico mi hanno circondato dicendomi di essere stati ammaliati dalla Divina Commedia pur non avendo mai sentito il nome di Dante Alighieri. Forse qualcuno di loro oggi sarà sceso per strada contro la dittatura per pretendere un mondo migliore? Nonostante sia ancora rintanato in albergo con una protesta che impazza per le vie di Khartoum resto contento di essere venuto qui. Siamo italiani, esportiamo il nostro retaggio culturale e spero che nel mio piccolo ne sia valsa la pena. Spero di tornare presto e riabbracciarvi tutti».

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