L’indagine

Corruzione, la gestione delle Terme Luigiane mette nei guai Giuseppe Aieta: le carte dell’inchiesta

VIDEO | L’ex consigliere regionale del Pd raggiunto da un'ordinanza cautelare che gli impone il divieto di dimora in Calabria per i rapporti con Sateca, società che gestisce la struttura di Guardia Piemontese (ASCOLTA L'AUDIO)

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di Antonio Alizzi
13 gennaio 2023
09:13

L’inchiesta della procura di Paola sull’ex consigliere regionale del Partito democratico, Giuseppe Aieta, attuale consigliere comunale di Cetraro, di cui è stato primo cittadino negli anni passati, ha l’obiettivo di scoperchiare le presunte malefatte sulla gestione delle Terme Luigiane di Guardia Piemontese, su cui negli ultimi mesi la politica regionale ha tentato di trovare una soluzione definitiva, con un accordo lampo con la Sateca, al fine di avviare in tempi rapidi l’avvio dell’ultima stagione estiva.

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Aieta, l'avviso di garanzia

Ma delle Terme Luigiane, e dei suoi tanti problemi, se ne parlava anche nel 2019 e soprattutto nel 2020, qualche settimana prima che nel mondo scoppiasse la pandemia da Covid-19. Mentre dalla Cina arrivano le prime notizie incomplete sulla diffusione del coronavirus, in Calabria era in corso la campagna elettorale per le Regionali del 2020, svoltasi il 26 gennaio. Tutto inizia in questa fase.


I magistrati coordinati dal procuratore capo Pierpaolo Bruni, terminata la competizione elettorale, chiamano in procura Giuseppe Aieta per renderlo edotto di un avviso di garanzia relativo a una prima ipotesi di reato di corruzione elettorale, essendo stato eletto nella lista Democratici e progressisti che in quella tornata sosteneva la candidatura di Pippo Callipo. Aieta, dunque, viene a conoscenza del fatto che gli inquirenti ritengono che la sua elezione a Palazzo Campanella sia stata viziata da alcune presunte attività illecite, come aver promesso dei favori in cambio di voti. Così succede anche con la Sateca.

Il presunto accordo occulto con Sateca

Nel primo capo d’imputazione, su cui si fonda la richiesta di misura cautelare, Giuseppe Aieta è accusato in concorso con Dante Ferrari (in qualità di socio della società Sateca), Giuseppe Tucci (quale legale rappresentante Comitato dei Lavoratori Terme Luigiane nonché proprietario di quote azionarie della Sateca. Spa) e Mario Schiavoni (in qualità di dipendente della società Sateca). I pm di Paola ipotizzano che Tucci e Schiavoni, su indicazione di Ferrari, abbiano procacciato voti in favore di Aieta, ricevendo in cambio «ulteriori utilità da parte della Sateca (e segnatamente da Dante Ferrari) a favore di terzi beneficiari consistite nell'assecondare le richieste di assunzione provenienti da Aieta presso la predetta società di numerosi soggetti segnalati da Aieta medesimo (terzi beneficiari della utilità) così consentendo ad Aieta un accrescimento del consenso, quale corrispettivo della "messa a disposizione della funzione" da parte del consigliere regionale». E non solo.

La sub concessione a Sateca fino al 2036

Per la procura di Paola infatti, l’allora consigliere regionale Giuseppe Aieta avrebbe concordato «in modo occulto al di fuori delle sedi istituzionali preposte e senza interlocuzione con le controparti pubbliche del procedimento amministrativo (i Comuni di Guardia Piemontese e Acquappesa) le azioni da intraprendere al fine di assecondare le pretese del Ferrari e segnatamente per ottenere la stabilizzazione della posizione contrattuale della Sateca quale sub concessionaria fino all'anno 2036».

Inoltre, Giuseppe Aieta si sarebbe adoperato «ripetutamente affinché la Regione provvedesse alla soppressione della posizione del ruolo di concessionari da parte dei Comuni di Guardia Piemontese e Acquappesa e conseguentemente si instaurasse un rapporto concessorio diretto e definitivo (o quanto meno fino all'anno 2036) tra la Regione e la Sateca (a danno dei predetti Comuni) anche attraverso condotte collusive con Ferrari al di fuori delle sedi istituzionali preposte e senza interlocuzione con le controparti del procedimento amministrativo (i Comuni di Guardia Piemontese e Acquappesa) in modo da poter realizzare senza alcun ostacolo l'obiettivo». 

Gli interessi di Sateca a danno dei Comuni

Infine, sempre Aieta, avrebbe lavorato affinché «non venisse consentito l'aumento del canone del pagamento delle acque termali che la Sateca corrispondeva ai predetti Comuni che per effetto della esiguità dei canoni rischiavano il dissesto finanziario» e insieme a Ferrari «al fine di perseguire gli obiettivi sopra indicati concordavano in via privilegiata ed occulta senza interloquire con le controparti (i Comuni di Guardia Piemontese e Acquappesa) il contenuto della mozione presentata da Aieta in data 22 gennaio 2019 con la quale venivano recepite le indicazioni che il (privato e controinteressato) Ferrari gli forniva al fine di perseguire gli interessi esclusivi della Sateca a danno dei predetti Comuni, così consentendo di fatto a Ferrari di determinare in parte il contenuto del predetto atto pubblico».

Fatti che, secondo la procura di Paola, sarebbero stati commessi ad Acquappesa, comune in provincia di Cosenza. Questa è dunque la prima parte dell’inchiesta che contiene anche altre ipotesi di reato relative ad altre presunte condotte illecite che avrebbero visto protagonista sempre Giuseppe Aieta anche con i sindaci di Acri e Longobucco, rispettivamente Pino Capalbo e Giovanni Pirillo, nonché con altri soggetti, tutti, tranne Aieta, non raggiunti da alcun provvedimento cautelare. Tuttavia, rispetto a queste accuse, Giuseppe Aieta è da considerare innocente fino ad eventuale sentenza di condanna.  

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