Gravidanza a rischio, accessi in ospedale e un cesareo rinviato: la Procura indaga sulla tragedia avvenuta all’ospedale Annunziata
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Una gravidanza definita sin dall’inizio “a rischio”, i dolori sempre più frequenti, le visite in ospedale a Cosenza e il dramma che si è consumato all’improvviso. È la storia della piccola che una giovane donna portava in grembo e che non è mai venuta alla luce: i medici, durante l’ultimo ricovero, hanno constatato l’assenza di battito.
Secondo quanto emerge dalla denuncia presentata dal marito in Questura, la vicenda si è sviluppata nel corso degli ultimi mesi con un susseguirsi di controlli ed esami. La donna era già stata seguita in precedenza per una gravidanza complessa e, anche in questo caso, i ginecologi avevano classificato la gestazione come ad alto rischio. Negli ultimi controlli sarebbe stato rilevato un eccesso di liquido amniotico e la posizione trasversale della bambina, circostanza che avrebbe dovuto escludere un parto naturale e rendere necessario un cesareo.
La madre, tuttavia, non è stata ricoverata subito. Nonostante dolori sempre più forti e le indicazioni emerse al pronto soccorso, il parto cesareo era stato rinviato dopo alcune valutazioni. In una visita ospedaliera i medici avrebbero fissato il termine ultimo per l’intervento chirurgico a fine mese, predisponendo nel frattempo un periodo di monitoraggio. La donna era stata anche sottoposta a preospedalizzazione, ma al termine degli esami era stata dimessa, con la sospensione di alcune terapie precedentemente prescritte.
Poi, la mattina della tragedia, la madre non aveva più percepito i movimenti della piccola. La corsa in ospedale, il nuovo ricovero, l’ecografia: i medici hanno certificato che non vi era più battito. La piccola era morta prima di venire al mondo.
Sconvolti, i familiari si sono rivolti alla Questura di Cosenza formalizzando una denuncia. Ora il fascicolo è nelle mani della Procura, diretta dal procuratore capo Vincenzo Capomolla, che ha disposto accertamenti tecnici irripetibili. Al momento nel registro degli indagati sono stati iscritti tre medici. L’autopsia è stata affidata ai medici legali Silvio Berardo Cavalcanti e Vannio Vercillo e al medico-ginecologo, Costantino Di Carlo. L’avvocato Francesco Chiaira rappresenta gli indagati, il penalista Rosario Carbone difende i familiari della bambina morta in grembo.