È il metodo Falcone - “follow the money - declinato in chiave moderna contro mafie che utilizzano strumenti sempre più sofisticati e sfuggenti per riciclare il denaro sporco. I clan si tuffano nei sistemi finanziari e scompaiono di passaggio in passaggio grazie ai patti con «professionisti compiacenti, pubblici funzionari corrotti o “facilitatori”, in grado di mimetizzare ingenti flussi di denaro attraverso piattaforme informatiche e applicazioni online». Investigatori e Procure antimafia sanno che la sfida è quella di braccare e bloccare i capitali per tracciare le strategie di espansione economica della mafia, in Italia e all’Estero.

Per la Dia è pane quotidiano e il rapporto su primo e secondo semestre 2024 depositato in Parlamento qualche giorno fa dà un’idea della dimensione del fenomeno. Le segnalazioni di operazioni sospette (sos) sono il cardine di questo lavoro per arginare le attività finanziarie di Cosa nostra, ’Ndrangheta e Camorra. E nel corso del 2024 sono oltre 150mila le sos analizzate dalla Dia, relative a circa 1,6 milioni di persone fisiche e giuridiche segnalate.

In questo mare di file, i contenuti di oltre 50mila sos sono stati evidenziati alla Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo in quanto potenzialmente attinenti alla criminalità organizzata. Tra le pieghe di questa enorme mole di dati c’è un flusso di oltre 1,3 milioni di operazioni finanziarie sospette relative a movimentazioni di denaro per 49,2 miliardi di euro.

La geografia del denaro sporco in Italia

Una montagna di denaro movimentato attraverso bonifici (oltre il 40%), ricariche di carte di pagamento (oltre il 24%), rimesse di fondi (198mila operazioni) e prelevamenti e versamenti in contanti (35mila operazioni).

Qualche elemento in più si ottiene dalla georeferenziazione di tutte le operazioni: «Si evince - evidenzia la relazione della Dia - che una cospicua parte delle stesse risulta effettuata online. Trattasi, in dettaglio di 323.844 operazioni corrispondenti a circa il 24% del totale».

La distribuzione per aree geografiche nazionali delle restanti operazioni ha evidenziato, «al primo posto sul piano statistico, il “Nord Italia”, ove risultano effettuate 421.557 operazioni, corrispondenti al 31% circa di quelle prese in esame; seguono il “Sud Italia ed Isole”, con 373.121 operazioni e il “Centro Italia” con 224.969 operazioni».

C’è anche un dato riferito alle Regioni di origine delle principali organizzazioni criminali di stampo mafioso: sono oltre 338mila. Il 12,87% fa capo alla Campania, con 174.114 operazioni; seguono le 67.465 operazioni effettuate in Sicilia, le 66.207 realizzate in Puglia e le 31.087 eseguite in Calabria.

Melillo (Dna): «Anche gli enti pubblici hanno l’obbligo di segnalare»

Il procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo ha evidenziato, nella sua audizione in Commissione parlamentare antimafia, il valore delle sos nella prevenzione e repressione dei reati senza trascurare un monito per le amministrazioni pubbliche: «Essendo notoria la naturale vocazione delle organizzazioni mafiose a generare complessi e raffinati processi di accumulazione finanziaria… si potrebbe fare molto di più se per esempio nella prospettiva del Pnrr e del contrasto dei rischi di condizionamento mafioso e della sua attuazione, finalmente le stazioni appaltanti, gli Enti pubblici che fungono da stazione appaltante scoprissero, sia pur tardivamente, che per legge anche gli Enti pubblici che agiscono nel settore degli appalti, hanno da anni l’obbligo di segnalare operazioni finanziarie sospette».

Le mafie si organizzano nel cyberspazio

Nella stessa audizione Melillo si è concentrato anche sul tema del cyberspace come materia di vitale interesse per la criminalità organizzata e il terrorismo internazionale: «Il cyberspace è oggi il cardine organizzativo fondamentale tanto della criminalità organizzata quanto del terrorismo… la dimensione cibernetica ormai governa il modo di funzionare e la stessa composizione delle strutture delle organizzazioni criminali… All’interno di quelle reti criminali si sviluppano interi comparti di vera e propria intelligence, deputati a raccogliere informazioni sulle indagini che si possono anche soltanto potenzialmente sviluppare nei confronti di quelle strutture criminose». Melillo spiega che «già oggi, anzi già da tempo, non è più possibile svolgere efficacemente indagini nei confronti delle mafie e del terrorismo senza governare efficacemente la dimensione cibernetica».

Criptovalute e darkweb nel mirino di Gratteri

È una osservazione che arriva anche dal procuratore della Repubblica di Napoli Nicola Gratteri. Il magistrato ha evidenziato la significativa evoluzione tecnologica della criminalità organizzata con riferimento soprattutto ad una importante operazione conclusa nel febbraio 2024. Quell’inchiesta ha svelato l’attività di una organizzazione criminale dedita al riciclaggio internazionale e della quale si avvantaggiavano anche soggetti riconducibili al clan dei Casalesi e alla ‘ndrangheta. L’organizzazione, che operava in Italia, Lituania e Lettonia, utilizzava criptovalute e finanza occulta, anche tramite il dark web, per riciclare i guadagni illeciti. Il denaro diventa sempre più sfuggente ma il metodo Falcone resta il fulcro dell’attività antimafia.