Dipendente fatta pedinare dall’Asp di Catanzaro, il giudice del Lavoro accoglie il ricorso e revoca il suo trasferimento
La funzionaria era già stata destinataria di un provvedimento disciplinare e passata ad altro ufficio, quindi si era messa in malattia per tre mesi durante i quali l’Azienda sanitaria l’ha fatta seguire da un investigatore privato: «Ci opporremo alla decisione»
«Le sentenze si rispettano ma i nostri legali sono già al lavoro per opporci a quanto stabilito dal giudice». Così l'Asp di Catanzaro commenta la decisione del Tribunale del Lavoro che nell'odierna udienza ha accolto il ricorso proposto da una dipendente di opposizione al trasferimento d'ufficio disposto dall'azienda provinciale come conseguenza di un precedente procedimento disciplinare applicato per mancato rispetto dell'orario di lavoro.
Un'azione che aveva fatto discutere. L'Asp di Catanzaro aveva dapprima sospeso la funzionaria amministrativa dallo stipendio e dalle funzioni per poi trasferirla in altro ufficio ma sempre nella sede catanzarese. Disposizione poi impugnata dinnanzi al giudice del lavoro, l'azienda sanitaria aveva così prodotto in giudizio una corposa relazione, affidata ad un'agenzia investigativa privata, per documentare l'allontanamento della dipendente dal domicilio dichiaratasi in malattia da circa tre mesi.
L'Asp di Catanzaro fa sapere che il ricorso sarebbe stato accolto «per mancanza di motivazione valida allo spostamento della stessa» mentre «i comportamenti della dipendente in malattia» non sarebbero stati presi in considerazione. «Comportamenti - secondo l'azienda provinciale - ancora all’attenzione dell’ufficio procedimenti disciplinari dell’Asp e nei giorni scorsi denunciati alla Procura di Catanzaro». In particolare, attraverso un investigatore privato, l'Asp ha documentato reiterate attività quotidiane che secondo l'Azienda sanitaria sarebbero incompatibili con lo stato di malattia, dalle gite al mare alle sedute dall'estetista.
Le modalità di documentazione degli allontanamenti dal domicilio della dipendente erano state fortemente avversate dalla difesa che le aveva definite «illegittime e illegali» proprio perché affidate ad un'agenzia investigativa privata. Nell'ordinanza emessa oggi il Tribunale evidenzia che «né la disposizione aziendale con cui la dipendente è stata trasferita ad altra sede né la nota aziendale di riscontro trasmessa all'interessata contengono la benché minima giustificazione del suo trasferimento dall'attuale sede di lavoro alla nuova sede».
Si legge sempre nell'ordinanza che: «Neppure nel presente giudizio l'amministrazione si preoccupa di assolvere l'onere su di essa incombente di indicare le specifiche ragioni sottese al provvedimento che ha disposto la modifica del luogo di lavoro della propria dipendente». Pertanto, il giudice ha disposto l'accoglimento del ricorso accertando «il diritto di continuare a lavorare nell'ufficio Gestione risorse umane dell'Asp di Catanzaro». La difesa rappresentata dall'avvocato Francesco Pitaro.