Situazione esplosiva

Discarica di Scala Coeli, il percolato arriva a mare e ammazza l’estate. Sindaci nel panico, Calopezzati vieta la balneazione

Il primo cittadino: «Un sub ha visto una nuvola marrone avanzare in acqua, non ho potuto fare altro che chiudere tutto». Al Comune di Cariati si preparano gli esposti in Procura. Il dilemma: «Che dobbiamo fare? Vietiamo i bagni e uccidiamo l’economia locale?» (ASCOLTA L'AUDIO)

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di Luca Latella
23 giugno 2023
21:34

La disperazione dei sindaci, gli unici veri “frontman” delle istituzioni con i cittadini. In riva allo Ionio, nel Basso Ionio, i primi cittadini sono in preda al panico. La perdita di percolato dalla discarica di contrada  Pipino di Scala Coeli che si è incanalata nel fiume Nicà, verificatasi ieri, ha innescato tutta una concatenazione di eventi e ordinanze.

Di incontri tra sindaci, come quello di oggi pomeriggio a Cariati con i primi cittadini di Crucoli – comune al di là della sponda destra del Nicà che funge da “separatore” tra le province di Cosenza e Crotone – e Terravecchia.


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I sindaci del Basso Ionio, in continuo contatto tra loro, non sanno a quale santo votarsi e si pongono – sacrosante – domande, come Cataldo Minò, neo sindaco di Cariati. Poco più a nord, il primo cittadino di Calopezzati, Antonello Edoardo Giudiceandrea, nel primo pomeriggio ha emanato un’ordinanza di divieto di balneazione per tutti i cinque chilometri di costa comunali.

«Si tratta di un provvedimento cautelativo dopo aver notato una melma di color marrone approdare sulle nostre spiagge. Ho testimonianze di un sub che sta facendo ricerche sulle nostre praterie di posidonia che mi ha raccontato di aver visto arrivare una “nuvola” marrone in acqua. Alla vista di quelle scene sulla battigia non ho potuto fare altro che adottare l’ordinanza di divieto di balneazione. È provvisoria ma in attesa di capire meglio cosa stia accadendo non mi sembra corretto far correre dei rischi per la salute ai bagnanti locali ed ai turisti». 

«Io non sono contro le discariche se non siamo capaci di allestire un termovalorizzatore – conclude Giudiceandrea – ma non nascondo che sono preoccupato».

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E mentre anche i sindaci di Terravecchia e Scala Coeli hanno emanato ordinanze simili, inibendo l’utilizzo delle acque del Nicà alle coltivazioni ed agli allevamenti, a Cariati, l’umore di Cataldo Minò è un mix tra disperazione e rabbia.

Minò: «Noi sindaci siamo soli. Inibiamo la balneazione ed uccidiamo l’economia? E se ci fossero rischi per la salute?»

«Come sempre ci lasciano soli – racconta a LaC News 24 il primo cittadino di Cariati – stiamo tentando capire, di sapere, ma attorno a noi solo silenzi. Abbiamo provato a raggiungere il sito di contrada Pipino ma ci è stato inibito il passaggio. Nessuno ci ha detto cosa sia realmente accaduto e siamo ammorbati dai dubbi. Ci siamo incontrati coi sindaci di Terravecchia e Crucoli, abbiamo interpellato i dipartimenti della Regione e la Protezione civile, perché riteniamo si tratti di un problema che rientra nell’ambito della protezione civile. Stiamo per presentare un esposto al presidente della Regione, Roberto Occhiuto – sottolinea ancora Minò – ed alle procure della Repubblica di Castrovillari e Crotone».

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Il sindaco di Cariati si lamenta del fatto che «paradossalmente, per la burocrazia italiana» sia lui il responsabile «in materia ambientale». Racconta poi di aver commissionato delle analisi ad laboratorio privato. «Carabinieri forestali e Arpacal da quanto ci risulta hanno effettuato dei prelievi – dice ancora Minò – ma nessuno dice niente, nessuno ci informa».

Il sindaco di Cariati a questo punto si pone degli interrogativi di carattere etico. «Qualcuno ci dica cosa dobbiamo fare, abbiamo già emanato ordinanze di divieti di balneazioni per un chilometro a nord e sud della foce del Nica. Ma può bastare? Da sindaco – chiede – devo chiudere tutto con la conseguenza di mettere in ginocchio un’intera economia che si basa sul turismo estivo? Non devo fare nulla e quindi esporre i bagnanti a rischi di carattere sanitario? Chi mi deve informare? Ma poi – domanda ancora – chi ha fornito le autorizzazioni a quell’attività? Chi ha valutato i rischi?».

La conclusione è allo stesso tempo caustica e amara. «Siamo soli, da due giorni stiamo invocando aiuto, senza risposta. Nessuno di dice come agire e che tipo di problemi ci sono. Ieri sera alla ricerca di risposte mi sono recato alla foce del Nicà. Ma fino a quando dovremo fare le sentinelle?», conclude Minò.

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