Ecco chi sono i calabresi arrestati nella truffa dei falsi diplomi, gli investigatori: «Fenomeno ampio, si indaga in tutta Italia» - NOMI
Cittadini ingannati con titoli utilizzati per partecipare ai concorsi in sanità e nell’istruzione: il modus operandi del gruppo nell'inchiesta della Procura di Trani. Il comandante della guardia di finanza Cassano: «Fondamentale la denuncia di un cittadino»
«L'attività di indagine coordinata dalla Procura di Trani ci ha consentito di intercettare e contrastare le condotte delittuose che andavano a minare in primis il buon andamento della pubblica amministrazione: queste associazioni per delinquere avevano come obiettivo quello di consentire a dei cittadini ingannati, truffati, di poter utilizzare dei titoli falsi da spendere anche in procedure concorsuali pubbliche. Quindi per l'ingresso nel mondo del lavoro nella pubblica amministrazione». Così il comandante provinciale della guardia di finanza di Bari Pasquale Russo ha riassunto l’attività investigativa che ha portato a 9 arresti nel caso dei falsi diplomi esploso oggi in Puglia che coinvolge anche la Calabria.
Oltre a Maria Saveria Modaffari (38 anni) di Condofuri, ci sono altri due calabresi arrestati: si tratta della sorella Fortunata Giada Modaffari (33), residente a Roma e di Maria Attisano (57) di Locri. Sono stati raggiungi da misure di custodia cautelare anche Lucia Catalano (44) di Trani, Savino Cianci (60) di Trani, Leonardo Catalano (42) di San Severo, Marco Lombardi (52) di Stornarella, Antonio Caporale (33) di Foggia e Maria ‘Mdaraa (36) di Stornarella.
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I titoli di studio, secondo quanto ricostruito dagli investigatori, venivano sfruttati in «settori nevralgici», come «l'istruzione, e in particolare l'insegnamento di sostegno e la sanità con i concorsi Oss». Il comandante Russo aggiunge che «i corsi venduti da queste associazioni che venivano realizzati attraverso delle procedure semplificate ed erano corsi che probabilmente non avevano dei contenuti pienamente validi per consentire poi di rendere il miglior servizio possibile che l'utenza, in questo caso delle persone e dei ragazzi diversamente abili o i pazienti, devono assolutamente ricevere».
Fondamentale per le indagini è stata la denuncia di un cittadino, perché quando «ci sono stati i primi sospetti sulla dubbia validità di questi certificati una parte di questa associazione criminale ha cercato di lucrare su questa incertezza paventando e garantendo un omologa di questi titoli non autentici a fronte del pagamento di ulteriori somme di denaro - ha raccontato il comandante della guardia di finanza Bat, Pierluca Cassano -, sfruttando quella che è poi la paura di chi aveva ottenuto questi titoli di non ottenere il posto di lavoro oppure chi l'aveva già ottenuto di perderlo».
Spesso si sarebbe trattato di persone che probabilmente avrebbero potuto perdere «il posto di lavoro quindi erano soggetti sicuramente una condizione di rilevante debolezza ai quali è stato detto “voi riuscirete a mantenere il posto di lavoro solo se, sborsando questo ulteriore somma di danaro, vi munirete di questo ulteriore titolo rilasciato da una diversa università”. Come si fa a dire che questi soggetti volevano la scorciatoia - ha detto il sostituto procuratore di Trani, Achille Bianchi -? Per questi è chiaro che si trattava di soggetti che non avevano altra scelta. Erano proprio costretti ad aderire a queste ulteriori richieste di danaro da parte dell'organizzazione».
Quello scoperto oggi dalla procura di Trani è «una parte di un fenomeno più ampio probabilmente molto più ampio e non solo nel nostro territorio ma io credo - ha concluso il sostituto Bianchi - su scala nazionale».