Famiglia ospitata in albergo dai poliziotti: erano in strada per scelta, ecco la vera storia

VIDEO | L’intero intero nucleo familiare con 3 bambini piccoli si era accampato in una strada di Cosenza. La gara di solidarietà scattata per aiutarli ha visto in prima fila gli agenti che hanno sostenuto di tasca propria le spese dell’hotel. Ora si scopre che erano all’addiaccio perché hanno deciso di uscire volontariamente dal sistema di protezione per i richiedenti asilo

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di Salvatore Bruno
31 agosto 2019
10:20

Ha trascorso una seconda notte in albergo, questa volta a proprie spese per loro libera scelta, la famiglia curda composta da cinque persone, soccorsa dalla polizia di stato e da alcuni residenti in via Roberto Caruso a Cosenza, nei pressi del fiume Busento, nella tarda serata dello scorso 29 agosto. Il nucleo, una coppia con cittadinanza irachena e tre figli minori di 11, 6 e 4 anni, dopo aver steso un lenzuolo sul marciapiede, si stava accingendo a dormire all’addiaccio. Gli abitanti della zona hanno offerto loro una tenda e generi di conforto, poi hanno allertato le forze dell’ordine. Gli agenti, per tamponare la situazione di emergenza avevano poi accompagnato il gruppetto in hotel, pagando il conto di tasca propria.

Andati via da Plataci

Nelle ore successive, la macchina della solidarietà si è mobilitata per cercare loro una sistemazione adeguata. E sono emersi una serie di nuovi elementi. Il gruppetto era finito in strada per scelta e non per necessità: il capofamiglia, K.K. di 42 anni, era entrato nell’inverno scorso nel sistema di protezione dello Sprar di Plataci, raggiunto successivamente dalla moglie, M.S.S. di 41 anni, e dai tre figli che hanno anche frequentato, dopo il loro arrivo, le ultime settimane di scuola. Il ricongiungimento è stato reso possibile anche grazie all’impegno degli operatori, che hanno espletato le necessarie pratiche burocratiche. A Plataci, quindi, godeva di un proprio appartamento messo a disposizione dalla rete di protezione e i bambini stavano seguendo un corso di lingua italiana. Gli operatori dello Sprar stavano inoltre lavorando anche per consentire il regolare ingresso in Italia di un quarto figlio sedicenne della coppia.


Il desiderio di vivere a Cosenza

L’11 novembre prossimo la Commissione nazionale avrebbe esaminato la posizione del nucleo per confermare lo status di rifugiato di tutti i componenti. Il capofamiglia però, ha scelto di abbandonare lo Sprar, deciso a trasferirsi a Cosenza. L’allontanamento dalla struttura comporta la decadenza di tutti i diritti acquisiti in qualità di richiedenti asilo. I motivi rimangono misteriosi. Per tutta la giornata di ieri, 30 agosto, il personale dei servizi sociali di Palazzo dei Bruzi, coordinati dal consigliere comunale con delega al welfare Alessandra De Rosa, hanno tentato di convincere l’uomo a tornare sui propri passi, offrendogli anche assistenza per il viaggio di ritorno. Da Plataci è giunta anche una delle assistenti operanti nello Sprar. L’uomo però è stato irremovibile. Al termine di un confronto in Questura protrattosi fino alle 19,30 si è giunti allora ad una soluzione alternativa con la sistemazione temporanea in albergo, questa volta a spese della famiglia stessa, grazie al sostegno economico ricevuto da alcuni loro amici curdi già in pianta stabile a Cosenza, ed il successivo trasferimento, in un alloggio reperito nel comune di Rose, già a partire dalla prossima settimana.

Giornalista
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