L’indagine

’Ndrangheta in Emilia, fatture false e intestazioni fittizie: sequestro da 2 milioni e mezzo di euro

VIDEO | Quindici le persone indagate che sarebbero state nel tempo rappresentanti legali delle società finite nel mirino di finanzieri e carabinieri: tutte sarebbero riconducibili a un calabrese considerato contiguo alla criminalità organizzata. Sotto la lente operazioni inesistenti per 10 milioni di euro

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di Redazione Cronaca
21 marzo 2024
10:43

Fatture false per 10 milioni di euro e la costituzione di società cartiere intestate a prestanome ma che sarebbero tutte riconducibili a Domenico Gerace (classe '73, di origine cutrese, ma nato in Germania e residente a Cadelbosco Sopra) che gli inquirenti ritengono legato alla criminalità organizzata della cosiddetta “cosca emiliana”. È quanto ricostruito dal Nucleo investigativo dei Carabinieri e dal Nucleo di Polizia economico finanziaria della Guardia di finanza di Reggio Emilia, coordinati dalla locale Procura della Repubblica diretta dal procuratore capo Gaetano Calogero Paci.

Oltre 40 i militari dei Comandi provinciali della Guardia di finanza e dei Carabinieri di Reggio Emilia impegnati questa mattina nel dare esecuzione a un decreto di sequestro preventivo e di perquisizione locale e personale.


L’indagine, denominata “Chrysalis”, è partita da una serie di accertamenti svolti sul conto di un nucleo familiare il cui tenore di vita si era improvvisamente modificato, con l’acquisto di un’abitazione di pregio e il possesso di numerose auto di grossa cilindrata. Di qui gli approfondimenti che avrebbero accertato le intestazioni fittizie di alcune società e l’emissione di fatture per operazioni inesistenti tra il 2016 e il 2019.

Le società avrebbero ricevuto giornalmente numerosi bonifici che venivano prelevati in contanti da vari uffici postali, per essere poi restituiti a chi li aveva disposti. Un “postagiro” che aveva già portato al sequestro di denaro contante e del saldo presente sul conto corrente di due società per un totale complessivo di quasi 70mila euro.

Sei le società cartiere finite al centro dell’indagine, con oggetto sociale dichiarato lavori edili, lavori di meccanica e commercio di autovetture, ma secondo quanto emerso dai controlli costituite al solo scopo di emettere fatture per operazioni inesistenti, al fine di consentire ai beneficiari l’evasione delle imposte sui redditi e dell’Iva.

I provvedimenti sono stati emessi dall’autorità giudiziaria nei confronti di 5 società e 15 persone risultate essere, nel tempo, rappresentanti legali e/o amministratori, dislocate nelle province di Reggio Emilia e Parma.

Due tra le società interessate avrebbero utilizzato, nelle rispettive dichiarazioni annuali ai fini dell’Iva e delle imposte dirette, fatture per operazioni inesistenti ricevute dalle società cartiere per oltre 10 milioni di euro mentre ulteriori tre società avrebbero omesso la presentazione della dichiarazione dei redditi, procurandosi un profitto illecito totale quantificato in circa 2 milioni e mezzo di euro.

Il provvedimento di sequestro finalizzato alla confisca è stato operato sulle somme presenti sui conti correnti nella disponibilità delle società e delle ditte che avevano utilizzato le false fatture e, per equivalente, sulle somme e sui valori nella disponibilità degli indagati.

Contestualmente all’esecuzione del decreto di sequestro sono state eseguite 6 perquisizioni locali e personali nei confronti dei soggetti destinatari del provvedimento.

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