Sistema Rende

Favoreggiamento clan Lanzino, assolti Sandro Principe e altri ex amministratori

VIDEO | L'ex primo cittadino socialista è scoppiato in lacrime alla lettura del verdetto. Con lui erano imputati Umberto Bernaudo, Giuseppe Gagliardi e Pietro Paolo Ruffolo

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di Antonio Alizzi
25 maggio 2022
18:32

Il tribunale collegiale di Cosenza ha emesso la sentenza di primo grado del processo “Sistema Rende”, l’inchiesta della Dda di Catanzaro sugli ex amministratori rendesi Sandro Principe, Umberto Bernaudo, Giuseppe Gagliardi e Pietro Paolo Ruffolo, accusati di aver favorito la cosca “Lanzino” di Cosenza.

Il collegio, presieduto dal presidente Stefania Antico (giudici a latere Urania Granata e Iole Vigna), ha assolto Sandro Principe, Umberto Bernaudo, Pietro Paolo Ruffolo e Giuseppe Gagliardi. Sandro Principe alla lettura della sentenza è scoppiato in lacrime, ricevendo l’affetto dei suoi amici che lo hanno accompagnato durante la seduta processuale.


Le ultime due arringhe difensive sono state svolte dagli avvocati Franz Caruso e Franco Sammarco, rispettivamente difensori di Pietro Paolo Ruffolo, Sandro Principe e Giuseppe Gagliardi.

Nel corso della sua discussione, l’attuale sindaco di Cosenza ha evidenziato le lacune investigative e le emergenze processuali che portavano a ritenere Pietro Paolo Ruffolo estraneo a qualsiasi contestazione mossa dalla pubblica accusa, rappresentata in udienza dal magistrato Pierpaolo Bruni, attuale procuratore capo di Paola.

L’avvocato Caruso, in senso difensivo, ha valorizzato le testimonianze dibattimentali, nel corso delle quali emergeva il fatto che Ruffolo non avesse condotto alcuna operazione illecita nell’assunzione di alcuni esponenti della criminalità organizzata di Cosenza e Rende, riconducibili al clan Lanzino di Cosenza, nelle cooperative comunali che prestavano servizi per la manutenzione ordinaria della città di Rende, amministrata direttamente sia da Sandro Principe che da Umberto Bernaudo, altro imputato del processo “Sistema Rende”, inchiesta portata a conoscenza dell’opinione pubblica nel 2016, dopo diversi anni di investigazioni. Insomma, per l’avvocato Caruso il suo assistito è stato privato della libertà personale, causa la misura cautelare applicata in sede di indagine preliminare dal gip di Catanzaro.

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