Ponte sullo Stretto, flash mob a Messina: «Se non ora quando?»

Una manifestazione in piazza che ha visto la partecipazione di tantissime sigle dei lavoratori, degli imprenditori, degli studenti, dei professionisti: «Il Recovery fund strumento per cambiare la storia»

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di Redazione
31 luglio 2020
15:33
Uno dei progetti del ponte sullo Stretto
Uno dei progetti del ponte sullo Stretto

"Se non ora quando?". Questo lo slogan che questa mattina ha animato il flash mob tenutosi a Messina per rivendicare risorse economiche e infrastrutture per tutto il Meridione d'Italia. Una manifestazione di piazza nella quale è stato invocato anche il ponte sullo Stretto.

In tantissimi, con indosso t-shirt bianche con la scritta #cittadininonSUDditi, si sono inginocchiati per qualche minuto in segno di protesta «contro le discriminazioni che si protraggono da decenni». Indicando nelle ingenti risorse del Recovery fund «lo strumento per cambiare la storia».

Tantissime le sigle dei lavoratori, degli imprenditori, degli studenti, dei professionisti, della società civile che si sono radunate, insieme ai partiti politici, anche della maggioranza di governo, per assicurare la propria partecipazione all'iniziativa indetta da Rete civica per le infrastrutture nel Mezzogiorno.

«È l'inizio di una mobilitazione permanente da qui al prossimo 15 ottobre», ha ribadito Fernando Rizzo, presidente di Rete civica, riferendosi al termine entro il quale Roma dovrà comunicare a Bruxelles i progetti da finanziare con i fondi comunitari assegnati per l'emergenza Covid. In una lettera aperta consegnata in prefettura dopo la manifestazione tenutasi fatalmente in piazza Unione europea, e rivolta al Capo dello Stato e al premier, oltre che ai presidenti delle Camere e delle Regioni meridionali, viene chiesto «di rispettare l'impegno assunto dalla ministra Paola De Micheli di riservare al Sud almeno il 40% delle risorse, pari a 83 miliardi 600 milioni di euro. In proporzione alle rispettive popolazioni, alla Sicilia dovrebbero essere riconosciuti, per esempio, 20 miliardi 390 milioni, alla Calabria 8 miliardi 156 milioni. Senza trascurare le risorse per la sanità provenienti eventualmente dal Mes». 

Il movimento spontaneo formatosi fra le due regioni bagnate dalle acque dello Stretto, come ricorda Rizzo, rivendica "per il Mezzogiorno le stesse opportunità del nord Italia, dove si costruiscono strade, alta velocità e alta capacità ferroviaria, interrompendo tutto all’altezza di Salerno. Oggi - ha proseguito - mancano circa 550 chilometri per collegare l'alta velocità da Palermo a Salerno e completare i corridoi della rete Ten-T, in particolare il corridoio 1, inizialmente battezzato Berlino-Palermo. Noi vogliamo che venga rispettato questo corridoio e che si investa sulle infrastrutture in Meridione, rinforzando i porti, le autostrade e quant’altro è necessario per il rilancio effettivo del Sud Italia».

Nel dettaglio, si richiedono l’alta velocità/alta capacità ferroviaria da Augusta, in Sicilia, fino ai confini con Francia, Svizzera, Austria e Slovenia; l'attraversamento stabile dello Stretto di Messina, ossia il Ponte, già cantierabile; le zone economiche speciali e i necessari adeguamenti delle quindici Autorità di sistema portuale; il rafforzamento e l'integrazione dei sistemi aeroportuali esistenti; la digitalizzazione e la banda larga. Questa la stima della spesa da sostenere contenuta nella lettera aperta redatta da un comitato scientifico composto da professionisti e accademici e coordinato dall'architetto Alessandro Tinaglia e dal docente di politica economica dell’Università di Messina Michele Limosani: Ponte sullo Stretto 3,9 miliardi di euro; opere connesse 2,3 miliardi; alta velocità/alta capacità Cosenza-Reggio Calabria 5,5 miliardi; alta velocità/alta capacità Messina-Catania-Augusta 3,3 miliardi; alta velocità/alta capacità Catania-Palermo 3,3 miliardi; interventi per le Autorità di sistema portuale Sicilia Occidentale, Sicilia Orientale e dello Stretto 600 milioni l’una; rafforzamento e integrazione dei sistemi aeroportuali (Catania, Reggio Calabria, Lamezia) un miliardo; digitalizzazione e banda larga mezzo miliardo. Più altri sette miliardi di "altri investimenti" e circa cinque miliardi per la sanità, provenienti dal Mes. Per un totale di 33 miliardi 600 milioni. 

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