Il capo missione calabrese di Msf nei territori occupati della Palestina, oggi a Bruxelles per briefing sulla situazione sulla Striscia, racconta cosa accade: «È il luogo più pericoloso del mondo»
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«Restiamo sulla Striscia ma abbiamo dovuto lasciare Gaza city, divenuto un obiettivo dell’esercito israeliano e in questo momento il posto più pericoloso sulla Striscia dove, comunque, non ci sono luoghi che possano essere definiti sicuri. Le truppe israeliane stanno avanzando e sono sempre più vicine». Questo il quadro critico delineato dallo scillese Enzo Porpiglia, capo missione di Medici senza Frontiere nei territori occupati della Palestina, oggi a Bruxelles per briefing sulla situazione sulla Striscia.
«Msf è costretta a sospendere le attività mediche a Gaza City a causa dell’incessante offensiva israeliana. L’intensificarsi degli attacchi delle forze israeliane, a meno di un chilometro dalle nostre strutture ha creato un livello di rischio inaccettabile per il personale. Dunque per questioni di sicurezza Msf lascia Gaza City ma continua a operare al fianco delle popolazioni sfollate nelle zone del Centro - Sud.
A Gaza City è stata, infatti, ordinata l’evacuazione. L’unico ospedale parzialmente funzionate è Shifa ma è assolutamente insufficiente per gestire i flussi di feriti. La situazione umanitaria è pertanto al limite e non solo dal punto di vista sanitario. Gli ospedali rimasti funzionanti non sono adeguati su tutta la Striscia e non da oggi. Lo abbiamo denunciato.
C’è, per altro, un inverno alle porte. Il terzo - evidenzia Enzo Porpiglia - dall’inasprimento del conflitto e che nessuno è preparato ad affrontare. Le persone vivono in mezzo alle macerie».
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