Giustizia

Processo Reset, i penalisti cosentini: «Non si celebri più nell’aula bunker di Lamezia»

La Camera Penale di Cosenza chiede al ministro Nordio anche il potenziamento della pianta organica dei giudici

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di Antonio Alizzi
27 gennaio 2024
09:28

La Camera Penale di Cosenza chiede un incontro al ministro della Giustizia Carlo Nordio e al presidente facente funzioni della Corte d'Appello di Catanzaro, Gabriella Reillo. Il documento firmato dal presidente Roberto Le Pera, dal segretario Gabriele Posteraro e da tutto il Consiglio Direttivo della Camera Penale di Cosenza, tratta questioni che interessano sia il mondo forense che quello togato. Questioni che, il nostro network, ha ampiamente illustrato in passato, facendo emergere il grave disagio dei giudici cosentini a gestire una mole di lavoro così grande in concomitanza dell'avvio (e della prosecuzione) del processo ordinario "Reset" che, com'è noto, si celebra nell'aula bunker di Lamezia Terme. Ed è qui che nasce il primo problema.

"Usciamo dai bunker"

I penalisti cosentini invocano a gran voce che il processo "Reset" ritorni nel Palazzo di Giustizia di Cosenza. "Usciamo dai bunker", è l'incipit della Camera Penale di Cosenza che denuncia quanto segue: «Migliaia di indagati e imputati vittime di una eccentrica idea di connessione in quei cosiddetti maxiprocessi in cui ristagnano i diritti di esseri umani. Procedimenti a cui sono attribuite denominazioni offensive della Costituzione e dello Stato di diritto, lesive del principio fondamentale su cui lo stesso fonda: la presunzione di non colpevolezza. Presunti innocenti che sono catturati, incarcerati e comunque privati della libertà in forza di provvedimenti restrittivi successivamente, troppo spesso, definiti ingiusti da sentenze di assoluzione, in numero talmente abnorme da determinare la metà dei risarcimenti nazionali (su circa 27 milioni di euro erogati a titolo di riparazione per ingiusta detenzione da tutte le Corti di appello italiane nel 2022, la metà, quasi, ossia 11,5 milioni provengono dai distretti di Catanzaro Reggio Calabria)».


La giurisdizione, fanno notare i penalisti, non appartiene solo al potere giudiziario ma vede protagonista anche l'avvocatura. Ed ecco il primo fronte comune: «Il Consiglio superiore della magistratura, nonostante il logico e inevitabile affanno provocato da questo processo 3804/17 alla gestione degli affari penali dell'intera circoscrizione giudiziaria di Cosenza, dei trentuno magistrati assegnati alla Calabria, ne ha “concesso” soltanto uno al tribunale di Cosenza», riferendosi all'arrivo di un nuovo pubblico ministero in procura. «Uno strano scherzo del destino il fatto che il processo 3804/17 lo abbiano denominato “Reset”: al momento, l’unica ad essere “resettata” è l’amministrazione della giustizia nel Tribunale di Cosenza».

Rischio paralisi dell'attività giudiziaria

Sul punto, la Camera Penale di Cosenza riconosce quanti sacrifici in termini professionali e umani fanno i giudici per mandare avanti i processi: Presidente e due giudici della sezione penale (a cui va riconosciuto immane sforzo giudiziario e organizzativo) sono e saranno quasi esclusivamente dedicati, per i prossimi anni, a trattare, unitamente a centinaia di difensori, gran parte del Foro cosentino, un processo che prevede l’assunzione di migliaia di prove orali, tutto questo in un luogo diverso dal Palazzo di giustizia di Cosenza; v’è l’impossibilità, per gli stessi difensori, di organizzare concomitanti, diverse attività difensive innanzi ad altri giudici del Tribunale di Cosenza, con la inevitabile necessità di formulare istanze volte al rinvio di ogni altro processo; sussiste una impasse dell’attività giudiziaria, stante l’inevitabile carenza di organico nella magistratura giudicante, certamente non risolvibile con la - seppur apprezzabile - provvisoria applicazione, alla sezione penale, di un giudice della sezione civile. Il rischio - già in parte realtà - è la paralisi dell’attività giudiziaria, non solo della sezione penale del Tribunale di Cosenza, ma della circoscrizione giudiziaria tutta, con l’azzeramento del diritto di imputati e parti offese ad ottenere una risposta di giustizia in tempi ragionevoli. E ciò, nonostante, l’immane sforzo da parte di tutti: giudici, personale di cancelleria e, consentitecelo, anche delle nostre toghe» si legge nella nota della Camera Penale di Cosenza.

L'aula bunker di Lamezia Terme

La seconda questione, non meno importante rispetto alla prima, riguarda gli accessi all'aula bunker di Lamezia Terme. Il nostro network aveva evidenziato le difficoltà degli avvocati ad accedere in aula già il 9 giugno 2023, primo data dell'udienza preliminare. I penalisti erano stati costretti a lunghe file per i passaggi burocratici, "schedatura" e controlli con il metal detector, ritenuti necessari per motivi di sicurezza. Come se l'avvocato avesse interesse a causare danni o cose. Una "visione" distorta della funzione forense che è parte integrante del processo come il pubblico ministero e il collegio giudicante che, in tal senso, hanno accessi riservati. Ed allora, le modalità d'ingresso all'aula bunker non vengono digerite da nessuno. Ma il procuratore generale di Catanzaro Giuseppe Lucantonio, si legge nel documento, ha risposto all'interpellanza forense affermando che «da una verifica effettuata, è emerso che hanno avuto accesso alla predetta aula 56 avvocati, 3 giornalisti, 7 imputati e una sola persona del pubblico; tale media appare costante anche verificando le precedenti udienze», con la ulteriore e definitiva precisazione secondo cui in tale processo vi è la «sostanziale inesistenza di pubblico, 1 persona di media» sottolineando quindi la regolarità delle procedure.

"Reset" a Cosenza: cosa serve

Cosa impedisce dunque la celebrazione del processo "Reset" a Cosenza? È sostanzialmente un problema di tipo tecnico, annesso alla volontà del ministero della Giustizia di spendere altri soldi. Il punto è uno: i video-collegamenti possono essere garantiti visto che in altri processi antimafia c'erano più o meno lo stesso numero di detenuti che ci sono a "Reset", dove i reclusi, nel rito ordinario, sono 18. Né l'aula 9 né l'aula della Corte d'Assise però hanno in dotazione il numero sufficiente di telefoni per collegarsi con i rispettivi assistiti. Ciò comporterebbe una spesa ulteriore con l'adeguamento di una delle due aule. Né si può pensare, visto l'andamento del processo ordinario, che in udienza si presentino soltanto gli avvocati interessati ai testi citati per ogni singola udienza dalla pubblica accusa rispetto alle centinaia di posizioni che ci sono in ordinario, visto che, com'è successo nell'ultima udienza, si è parlato sostanzialmente di imputati che hanno scelto il rito abbreviato e il controesame è stato fatto velatamente anche su questi soggetti.  Ma con l'installazione di nuovi telefoni collegati con le carceri tutto è possibile (e realizzabile).

Gli avvocati, tuttavia, sono consapevoli che «il ritorno nel Palazzo di giustizia di Cosenza riguarda prerogative ministeriali d’intesa con la magistratura, volte ad assicurare, in caso di mutamento della sede, la regolare celebrazione delle udienze». Ma come è stata edificata, in pochi mesi, l’aula bunker di Lamezia Terme, parimenti potranno essere certamente adeguati gli spazi esistenti nel Palazzo di giustizia di Cosenza». In definitiva, la Camera Penale di Cosenza ha richiesto un incontro sia al ministro Nordio che al presidente Reillo in una delle delle tre giornate di astensione recentemente indette dall’Unione delle Camere penali italiane, 7, 8 o 9 febbraio 2024, al fine di esporre tutte le problematiche presenti nella nota.

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