Nella giornata di venerdì 16 maggio 2025, è iniziato l’iter congressuale del Partito Democratico in Calabria che, porterà all’elezione dei vari organismi regionali, provinciali e territoriali del Partito. Al circolo di San Giovanni in Fiore, in provincia di Cosenza, però, è andata in scena una particolare forma di protesta da parte di diversi iscritti al Partito: è stata letta e depositata nel Verbale di voto una “Mozione di Dissenso” con la quale è stato contestato il metodo di svolgimento dei Congressi, non preceduti, «come buonsenso richiederebbe né da un dibattito interno ai Circoli cittadini né dall’incontro dei vertici regionali e provinciali del Partito Democratico con la propria base degli iscritti».
Mozione che è stata caratterizzata dall’astensione al voto dell’unico candidato regionale, senatore Nicola Irto, che con i delegati territoriali, «sono stati decisi a priori, dai vertici del Partito senza nessun “contraddittorio” con gli tutti gli iscritti». A votare solo 19 aventi diritto su 106.


«Va da sé, che qualsiasi rinnovamento degli organici di ogni partito politico, debba essere preceduto da un ampio e condiviso confronto tra tutti gli iscritti, che sta alla base di ogni “ragionamento politico”, in modo da garantire la democrazia all’interno di una Comunità Politica, ma tutto ciò è stato, per l’ennesima volta, completamente disatteso dalla dirigenza Pd – continuano gli iscritti in protesta -. Si è avuto, in questi anni, infatti, uno “scollamento” tra i vertici e la base del Partito Democratico che ha inevitabilmente contribuito alla sconfitta elettorale nelle varie tornate elettorali in Calabria e al conseguente allontanamento degli elettori del Partito stesso, e dai numerosi circoli territoriali».
«Basti pensare che in tanti comuni calabresi, il simbolo del Pd, neanche compare più nelle liste elettorali e i suoi esponenti si presentano sotto altri contrassegni o coalizioni che di fatto escludono il Partito Democratico dall’agone elettorale. Probabilmente, l’azione politica svoltasi presso il circolo di San Giovanni in Fiore, sarà una “goccia nel mare”, ma sicuramente è stata una presa di coscienza collettiva da parte dei suoi membri e si spera, sia un inizio di un cambio di rotta verso il “ritorno” auspicabile e sentito del Partito Democratico, da sempre più vicino di altri, alla gente e ai lavoratori», concludono gli iscritti in protesta».

Pd San Giovanni in Fiore, la mozione dei dissidenti 

«Con la presente, esprimiamo la nostra profonda insoddisfazione e sfiducia nei confronti del metodo con cui sono stati selezionati i candidati alle odierne Elezioni Congressuali regionali del Partito Democratico.

Riteniamo che tale processo si sia svolto in modo antidemocratico, escludendo la partecipazione attiva e il confronto aperto con la base del Partito Democratico.

Quando si apre una fase congressuale come questa odierna, la scelta dei candidati senza un dibattito pubblico, trasparente e partecipato da parte di tutti gli iscritti e degli elettori del partito, rappresenta un grave vulnus ai principi democratici che dovrebbero ispirare la nostra comunità politica.

In particolare, vogliamo protestare per l'accentramento che è stato utilizzato per decidere lo svolgimento delle operazioni propedeutiche alle votazioni stesse ovvero come le candidature siano state decise in sedi ristrette e centralizzate, da poche persone, non responsabili verso la base, "posizionando" nelle liste, quasi tutti gli stessi candidati eletti 5 anni addietro, come pedine, secondo logiche che poco hanno a che fare con la democrazia rappresentativa e il radicamento territoriale.

Ogni discussione sulle cosiddette “primarie” è stata messa da parte, con candidature suddivise tra coalizioni “personali” senza affidarsi all’alea stessa delle primarie, negando così un confronto aperto e democratico.

Si è verificata soprattutto, una vera e propria "disconnessione" tra vertici e base, il cui processo decisionale che, ha portato alla composizione delle liste, sembra essere stato poco meditato e rispettoso di chi, sul territorio, si impegna quotidianamente, evidenziando una distanza crescente tra i vertici del Partito Democratico e la Base.

Lo stesso Segretario Regionale, nostra figura di riferimento politico, che doveva garantire unità, ascolto e partecipazione tra gli iscritti, indicandoci la direzione e valorizzando il contributo di tutti per rafforzare l’azione politica del partito stesso, non si è minimamente preoccupato di “ascoltare” i bisogni dei Circoli territoriali, anche solo per conoscere le varie anime del nostro Partito, ma era ed è rimasta, una figura distante e all’apparenza, inaccessibile, dalla maggioranza degli Iscritti.

Per tutte queste ragioni:

dichiariamo la nostra intenzione di non sostenere né votare candidati imposti dall’alto, non essendo l’espressione di un confronto ampio e condiviso tra TUTTI gli Iscritti al Partito Democratico.

Ribadiamo l’urgenza di restituire voce e dignità alla base del Partito Democratico, affinché le future scelte siano il risultato di un processo realmente partecipato e democratico».